• BOB DYLAN, Time Out Of Mind (Columbia, 1997)

    Avete presente quei pub fumosi, con le luci soffuse pieni di gente di mezza età che si trovano nella provincia americana? Bene allora avete una certa idea per l’ideale locazione di questo fantastico disco blues di Bob Dylan. Il blues appunto, quella musica del diavolo che tanto fece scalpore con i suoi primi vagiti attorno…

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  • BOB DYLAN, MTV Unplugged (Sony Music, 1995)

    E’ difficile mettere nero su bianco un’emozione. Ma è proprio quella, un’emozione strana e piacevole, il sentimento che ho provato al primo ascolto di questo (a)tipico live di Dylan del 1995. E’ un disco immediato questo Unplugged alla MTV americana, che gode di una scaletta fenomenale, trascinante, che accompagna l’ascoltatore tra rockabilly scatenati smorzati da…

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  • BOB DYLAN, Street legal (Columbia, 1978)

    “Impiegammo una settimana per realizzare Street Legal: lo mixammo quella seguente e quella dopo ancora lo fecimo uscire. Se non fossimo riusciti a farlo tanto in fretta, non sarebbe mai uscito, perché dovevamo assolutamente tornare on the road”. Questa affermazione di Dylan ci fa capire molte cose sull’album qui preso in questione. La band che…

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  • BOB DYLAN, Blood On The Tracks (Columbia, 1975)

    Da un precursore come è stato Bob Dylan è facile aspettarsi sempre e comunque di tutto.Anche che a metà anni ’70 pubblichi un lavoro che potrebbe essere benissimo di dieci anni prima. Sì perché “Blood On The Tracks” odora di folk cantautorale come poco materiale del menestrello. E’ essenzialmente il disco più acustico mai fatto…

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  • LOU REED, The Raven (Warner Bros, 2003)

    Opera ultima del rocker ex-Velvet Underground, “The Raven” è una lunga e pretenziosa reinvenzione rock della vita e delle opere del poeta Edgar Allan Poe. Il disco, composto da 21 pezzi, è molto eterogeneo sia a livello stilistico (rock duro, ballate, readings, vera novità saliente del lavoro, piccoli intermezzi) e si avvale di numerosissime collaborazioni…

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  • BOB DYLAN, Another Side Of Bob Dylan (Columbia, 1964)

    Ad un anno di distanza dalla pubblicazione di “The Freewheelin’ Bob Dylan” esce questo lavoro, certamente transitorio, del menestrello del rock (lo dimostra il fatto che queste canzoni non vengono convenzionalmente ricordate tra i suoi classici fatte salve forse le più conosciute, “Chimes of freedom” e “It ain’t me babe”). E’ un album importante specialmente…

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  • FRANCESCO GUCCINI, Radici (EMI, 1972)

    E’ il 1972 quando il cantautore emiliano Francesco Guccini esce con uno dei suoi lavori discografici meglio riusciti e meglio apprezzati dal suo pubblico. La vena poetica dell’artista si esprime qui ad uno dei massimi livelli. Se vogliamo “Radici” è definibile come un concept-album perché esamina molte situazioni prendendo come punto di partenza il tema…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010