• TRIOSK, The Headlight Serenade (Leaf / Wide, 2006)

    Se ogni disco pubblicato dalla Leaf fosse della grandezza dei capolavori dello scorso anno (il jazz bambinesco e concreto di Hanne Hukkelberg e la classicità electro di Murcof), si dovrebbe davvero andare in pellegrinaggio a Londra e costruire un monumento davanti alla sede dell’etichetta. Eppure, non sempre siamo così fortunati. Le astrazioni jazzy degli australiani…

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  • Flippaut Festival (Idropark, Milano) (22 luglio 2006)

    Flippaut Festival (Idropark, Milano) (22 luglio 2006)

    La nostalgia prende la gola. Parcheggio la macchina davanti all’Idroscalo, proprio dove un mese prima avevo visto il mio ultimo festival, il MiAmi. Sono cambiate molte cose, da allora. Manca una persona, ma il clima della giornata è lo stesso: caldo, rilassato, disteso, invischiato nella birra. E la birra non è la bevanda adatta da…

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  • MY DEAR KILLER, Clinical Shyness (Madcap Collective / Under My Bed / Eaten By Squirrels / Boring Machines, 2006)

    Ci sono momenti in cui proprio non hai voglia di uscire di casa. Stai a fissare le ragnatele sul muro, i poster che si stanno scollando dalle pareti, incapace di reagire. Sono quei momenti in cui gli amici cercano di trascinarti fuori casa, e magari ci riescono pure; poi però torni nella tua stanza e…

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  • ISAN, Plans Drawn In Pencil (Morr Music / Wide, 2006)

    Passi gli anni ad ascoltare decine di magnifici dischi di musica elettronica, spingendo sempre più lontano il pregiudizio che la macchina è sinonimo di freddezza. Ti torna in mente Björk, quando dice che piegare un oggetto freddo alla tua volontà e dargli umanità è la parte più bella della creazione. Oppure ricordi i molti dischi…

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  • TUNNG, Comments On The Inner Chorus (Full Time Hobby / Audioglobe, 2006)

    Tunng, fa la corda di nylon pizzicata da un’unghia. Tunng, fa il macchinario con tutti quegli strani filamenti colorati. Il duo inglese non avrebbe potuto azzeccare nome migliore per descrivere questa musica: un suono talmente fuori dall’attuale da avere l’odore del vinile e la memoria di camicie hippie; un suono talmente moderno da captare segnali…

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  • PEACHES, Impeach My Bush (XL / Self, 2006)

    Premessa: chi riesce a intitolare un album “Impeach my bush”, giocando su doppi sensi politico/sessuali, per me un po’ di genialità, da qualche parte, la deve avere. E Peaches è così: non passerà mai alla storia per la musica che fa (che in fondo è davvero robetta di poco conto), ma per quello che fa…

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  • AFX, Chosen Lords (Rephlex / Goodfellas, 2006)

    AFX, Chosen Lords (Rephlex / Goodfellas, 2006)

    Piaccia o no, il signor Richard D. James è un’icona della cultura pop: l’icona più ostile, nascosta, scontrosa e inavvicinabile che potesse esserci, ma pur sempre un’icona. Non potremmo chiamare in altro modo chi ha reso l’elettronica d’avanguardia un genere avvicinabile alla massa, con genialità sonore e visuali come “Windowlicker” e “Come to daddy”. Il…

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  • Intervista ai Gossip

    Intervista ai Gossip

    Rincorro telefonicamente i Gossip da una giornata intera. Sono abbastanza ansioso di parlare con Beth Ditto, un personaggio interessante, l’energia delle prime riot grrrls e la forza di una voce incredibile. E’ il 27 giugno e sono all’”Hana-bi” di Marina di Ravenna: il loro tour europeo li porta a suonare proprio in riva al mare.…

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  • GIARDINI DI MIRO’, North Atlantic Treaty Of Love (2nd Records, 2006)

    Giravano brutte voci sui Giardini Di Mirò. Di blocchi creativi, di scioglimento. E invece no: dopo “Punk…not diet”, vecchio ormai di tre anni e non perfettamente riuscito, i GdM si stavano semplicemente muovendo altrove, assecondando le curiosità della loro opera seconda. “North atlantic treaty of love” raccoglie due EP usciti negli ultimi mesi, e mostra…

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  • BLACK EYED SUSAN, And Silence Will Begin Soon (Mizar / Audioglobe, 2006)

    Una donna stilizzata, fatta di geometrie sgembe. Con la bocca piegata in un sorriso ironico e pericoloso, un coltello abbassato ma pronto a colpire. L’immagine di copertina rende perfettamente l’idea del disco dei bresciani Black Eyed Susan: la loro è musica oscura, spezzata, viscerale; è tensione sul punto di esplodere; è la profondità notturna di…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010