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“Pesa tutto il mondo addosso” è il nuovo album di Bordeaux, disponibile da venerdì 28 marzo in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming, distribuito da Artist First. Il nuovo album di Bordeaux racconta il passaggio all’età adulta come un percorso di crescita e trasformazione, fatto di scelte che definiscono il futuro e di emozioni che ne scandiscono ogni fase. Diventare grandi significa ridefinire i propri confini, attraversare il caos con uno sguardo consapevole, alla ricerca di un nuovo equilibrio.
Nei nove brani che compongono il disco si intrecciano sentimenti contrastanti che fanno parte del passaggio all’età adulta tra euforia e leggerezza, malinconia e il peso delle scelte che plasmano ciò che saremo domani. La produzione di Dario Jacque intreccia profondità emotiva e raffinatezza sonora, amplificando l’intensità del racconto con un mix raffinato di atmosfere eteree e suoni elettronici, in un viaggio sonoro che esalta il significato di ogni brano: l’album affronta temi attuali e universali come l’ansia sociale e la pressione di dover essere sempre produttivi in una società frenetica, contrapposti al bisogno di autenticità e introspezione. Anche l’amore emerge con le sue dualità: da una parte è una bellezza senza tempo, dall’altra può amplificare il timore di definire “qualcosa di speciale”.
Queste le sette ispirazioni di “Pesa tutto il mondo addosso”.
1. “i ciechi “opera dei Fiori del male di Charles Baudelaire
Fin dal liceo riconosco di avere un’attrazione per le opere di baudelaire, ed in generale per il periodo storico letterario del decadentismo e dei poeti maledetti! Quest’opera in particolare è stata di grande ispirazione per me, soprattutto per la scrittura di “è come diventare grandi”. Baudelaire descrive la metropoli come un posto fatto di piaceri e atrocità e parla dei ciechi: quelle persone che non possono fare a meno di guardare oltre, di cercare risposte nell’ astrattezza del cielo e riconoscendosi in loro si chiede “che cercano nel cielo, tutti questi ciechi?”
2. Il viaggio in Algarve
La scorsa estate io e la mia migliore amica abbiamo affittato un van per girarci tutta la costa dell’Algarve in Portogallo e imparare a surfare. E’ stata un’esperienza bellissima che associo moltissimo all’evasione dalla città e quindi a fuoristrada, infatti le Canvas sono state girate proprio lì con una vecchia macchinetta fotografica digitale!
3. Il C2C
Associo il c2c ad uno specifico periodo dell’anno di scrittura di questo disco in cui i miei ascolti erano incentrati prevalentemente sull’ hyper pop, uk garage, drum’n’bass e techno infatti riflettendoci credo che mi abbiano influenzato parecchio nella scrittura di brani come cuore o testa, scriverci solo di notte e confine.
4. “che significa diventare adulti? ” – Banana Yoshimoto
Nell’anno in cui ho scritto questo disco, in uno dei mesi più impegnativi mia mamma mi regalò un libro piccolissimo di Banana Yoshimoto dal titolo: “Che significa diventare adulti?”. Non le avevo ancora raccontato del concept del disco ma lei aveva già capito tutto. Quel libro si è rivelato essere illuminante per certi versi e mi ricordo che leggerlo mi fece sentire compresa e meno sola.
5. L’Atlante Farnese
È stato una grande inspo per la copertina del disco. Con Agnese Zingaretti ( la fotografa con cui ho sviluppato il concept visivo del disco) ci piaceva l’idea di proporre la posa e la fatica di questo Atlante con il peso del mondo sulle spalle però riportandolo in una versione femminile e più moderna grazie all’aggiunta di elementi liquidi e di metallo.
6. Gli orti urbani di Garbatella
È un parco pubblico autogestito a Garbatella da gente del quartiere che ha deciso di iniziare a coltivare i propri ortaggi lì senza l’uso di prodotti chimici! E’ un posto in cui vado quando voglio farmi due passi per scrivere, schiarirmi le idee, fare un po’ di ordine in testa e ascoltare musica, il parco è davvero molto bello. Mi è capitato spesso di ascoltare i mix dei brani di questo disco mentre ero lì!
7. il cemento
È un elemento che detesto fin da quando sono piccola, perché ho sempre pensato che non mi permettesse di guardare bene il cielo. E’ un elemento a cui penso spesso, che posso definire t