Armato di china e pennarelli, Cristiano Rea (Roma, 1962) ha attraversato le desolate strade degli anni settanta e con un disco dei Ramones sotto i piedi ha surfato l’onda ciclopica dell’eroina. Da batterista del gruppo hardcore Roma K.O. ha vissuto la scena musicale della sua città in prima persona, per poi impaginare con macchine elettroniche sogni, rabbia e dolori di una maggioranza disobbediente e bastonata. Con il nuovissimo secolo è tornato sui suoi passi. La visione è cupa come allora, ma con una nuova consapevolezza: vale più qualche grammo di grafite nera che un gigabyte di memoria esterna; ve lo dimostreranno le tavole qui contenute.
Già dall’ironico titolo, “Pank!” è tanto l’urlo catartico quanto il manifesto appassionato di un ragazzo che dall’età di diciotto anni cominciò a raccontare attraverso poster, locandine e disegni sparsi i fermenti che scuotevano l’underground della Capitale. Diventò subito riconoscibile da chiunque frequentasse il giro del punk e della new wave, grazie a un tratto assieme aggressivo e poetico e ai suoi personaggi. Cristiano Rea è stato una figura-cardine della scena alternativa romana, collaborando con riviste, artisti musicali (Kortatu, Banda Bassotti) e centri sociali e lasciando un segno profondo: non a caso Michele Rech “Zerocalcare”, che l’ha indicato come suo principale ispiratore alla pari di Jamie Hewlett, ha voluto offrire un prezioso contributo a questo volume.
Corredato da un’intervista di Federico Guglielmi a Rea, “Pank!” offre tutto ciò che si è recuperato della sua opera, perché estenderne la notorietà è cosa buona e giusta. Anzi, doverosa.
La pellicola si concentrerà sui primi anni di carriera del cantautore statunitense
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