[Meeting] La BologNoise di Sonic Belligeranza

MEETING è il contenitore che abbiamo ideato per mettere in risalto alcune di quelle realtà che operano nell’underground musicale italiano (e non solo) producendo musiche fuori dai grandi riflettori e dalle convenzioni di stile, rendendo il panorama discografico più vario e interessante e incessante fonte di scoperta per noi appassionati. In ognuno di questi appuntamenti presenteremo una label tramite un’intervista a chi la cura, e tre uscite della stessa: la più recente e altre due che aiutino l’ascoltatore a calarsi nel mondo sonoro proposto. Qui potete recuperare il primo episodio. Buona lettura, buon ascolto.

Sonic Belligeranza

Sonic Belligeranza è il nome della label fondata nel 2000 da DJ Balli, vera e propria leggenda dell’underground italiano e nome tutelare per chiunque ami gli stili più estremi della musica dance elettronica: breakbeat, gabber e simili.

Nella centralissima via Mascarella a Bologna, poi, ha creato un vero paradiso per i nerd dei 33 giri: un mini/MEGASTORE di Sonic Belligeranza, 6 metri quadrati pieni di chicche da ogni parte del mondo e fonte infinita di digging per gli appassionati di stramberie e rarità. Ci siamo trovati lì, durante la mia minipermanenza bolognese per raccontarvi il ROBOT Festival, e ci siamo messi a parlare di Sonic Belligeranza e dello stato delle musiche che più ci appassionano, quando ho pensato che non avere al più presto Balli in questo spazio sarebbe stato un delitto.

Sia per farlo conoscere anche a quei pochi che ignorano lui e il suo lavoro, sia per poter approfondire alcuni dei temi che mi stavano più a cuore. Perchè Balli è una leggenda, e le leggende non si discutono, ma si ascoltano.

Ciao Riccardo, come prima cosa ti chiederei di raccontare brevemente a chi non ti conosce la tua storia e quella di Sonic Belligeranza.

Dopo un passato come batterista straight-edge hardcore, inizio ad essere attivo all’interno della musica dance nel 1995 a Londra tramite il contatto diretto con etichette come la Praxis Records ed artisti come Dj Scud. Capito nel posto giusto al momento giusto, la scene breakcore si stava costituendo ed io ne divento un fondamentalista, convinto che nella fusione tra rimtiche nere velocizzate di derivazione hip-hop, ragga, jungle, d’n’b, e suono dalla tradizione colta bianca, ma anche dalla musica industriale, sia nascosta una strada estremamente creativa dal punto di vista sonoro, fuori dai vicoli ciechi della musica elettronica cosiddetta sperimentale. La mia etichetta, Sonic Belligeranza, nasce di conseguenza nel 2000, dopo alcune produzioni per altre label che non mi avevano lasciato al 100% soddisfatto come piattaforma in cui dare spazio al mio sound breakcore ed a a quello di una miriade di artisti internazionali afferenti al genere con i quali sviluppo affinità elettive.

Al suo interno, l’etichetta si suddivide in sub-label, +Belligeranza e -Belligeranza. Cosa distingue le varie uscite?

La main-label Sonic Belligeranza si occupa di musica per il dancefloor, dopo 4 anni (in realtà 8 anni se consideriamo quando sono partito a fare il dj in ambito breakcore nel 1995) di fiera osservanza del verbo amen breaks & cassa gabber, unita stilistica costitutiva del sottogenere di dance elettronica così generosamente citato in questa intervista, inizio a stancarmi di questa formula produttiva, fatta di stop’n’go e ritmiche iper-cinetiche ed iper-spezzate ed apro due sublabel. In ordine cronologico, nel 2003 “+Belligeranza” dedita al noise-concettuale ovvero dischi di rumore con un’idea forte dietro, si pensi per esempio a “In Skatebored We Noize!” (+Bel.04), una release realizzata utilizzando esclusivamente fonti sonori generate da tavole da skate su diverse superfici (street, skatepark, legno, marmo, metallo, asfalto etc.) e  nel 2004 “-Belligeranza” in cui il “-” va letto come meno, che si occuperà di sonorità più soft rispetto alla main-label dalla saccheggiofonia, ai dischi per lo scratch, alla NEW New Age, all’ horror-rap, al dub. 

Come individui un artista con un sound ‘belligerante’? Quali affinità trovi più importanti di altre?

L’attitudine a mettere in discussione tutto, dai generi musicali a sè stessi come produttori è l’elemento fondamentale per attirare il mio interesse di label owner. Ho sempre inteso il breakcore non tanto come un genere musicale ma come una strategia ibrida per giustappore elementi disparati, questo elemento decostruttivo (BIPPPPPPPPP) insieme all’ironia, alla capacità di sapersi prendere in giro come produttori sono le costanti che cerco nei musicisti con cui voglio lavorare. E’ scattato un BIP come hai letto la riga sopra, è dovuto all’utilizzo del termine decostruttivo, infatti questa sound definito come “Deconstructed-Club” salito in auge come uno degli ultimi trend della musica elettronica, è un suono che non mi convince. Ed in questo senso sto sempre rispondendo alla tua domanda sugli stilemi che cerco per individuare un’artista belligerante, in questo caso però fornendo gli elementi che non cerco. Trovo che infatti che il sound “Post-club” come viene anche definito questa recente moda sonora, fallisca sul dancefloor, che non riesca a “deliverare” (se mi consenti questa italianizzazione del termine deliver e della sua complicata traduzione quando applicato alla musica nella nostra lingua), rimpastando stilemi musicali già abbondantemente esplorati decenni fa (penso in primis all’I.D.M.) e ritagliandosi uno spazio di “sofisticata musica per la mente” che suona alle mie orecchie come una regressione piccolo-borghese di ciò che la musica dance aveva già conquistato negli anni ’90 ovvero di essere una musica specificatamente “per il corpo” in grado di cortocircuitare la razionalità attraverso le basse frequenze e così via dicendo. In ultima analisi, il sound “Deconstructed-club” non decostruisce, a questo riguardo personalmente sono fermo al 1985 quando Yamatsuka Eye con la sua cellula di distruzione noise chiamata Hanatarashi letteralmente decostruì con un bulldozer il club Super Loft di Tokyo. 

Negli ultimi anni, forse anche grazie proprio alla decostruzione del genere, certi stili da club come la breakcore o la gabber sembra che stiano riprendendo vigore. Come ti spieghi questo nuovo interesse?

Il ritorno della cultura gabber/hardcore ad opera dell’interesse del mondo della moda e dell’arte contemporanea ha per me avuto anche dei fattori sicuramente positivi. Si è fatta maggiore chiarezza su un genere di musica da ballo essenziale per la storia della musica elettronica tour court, potremmo dire che la gabber sta alla techno ed agli altri generi più classici da club, un pò come il metal, o volendo essere più precisi il punk oi, sta al rock. Il sound pesante sul dancefloor non può mancare ad ogni party degno di questo nome. Con il mio libro “Sbang Gabba Gang: Ricostruzione Gabber dell’Universo” prima e le varie produzione per la Mokum Records dopo, ho cercato di dare un contributo a questo risorgimento che andasse anche al di là dell ‘interesse per l’abbigliamento e lo stile di strada gabber/hardcore. Più recentemente come giustamente segnali si intravedono, soprattutto online, dei segnali di ritorno anche del sound breakcore. Una spropositata quantità di video su YouTube di Anime con colonne sonore a base di amen-breaks ipercinetici, poi l’interesse da parte di certe nicchie della cultura Lgbt per la rimtica iper-spezzata come parello sonoro d’eccellenza di non-binarietà, infine il sopraggiungere sempre più definito di quella che i followers del genere da sempre come me, definirebbero come quarta ondata breakcore ovvero un ibrido barocco tra ritmiche schizoidi sintetizzate e musica suonata, spesso con strumenti non ordinari (dalla ghironda, alla cornamusa, alla meno stravagante fisarmonica, ma in generale possiamo dire ogni strumento musicale), un sorta di elettronica prog orientata al ballo. Spesso i protagonisti di questa scena sono ex-musicisti che vengono dal metal estremo. Sto pensando ai Domestic Arapaima ultima uscita Sonic Belligeranza records, ma molti altri potrebbero essere gli esempi. Dal canto mio , suonando live breakcore in giro ho toccato con mano un rinnovato interesse sopratutto da parte di giovanissimi (mi riferisco a generazione Z per intenderci) per questo genere musicale fuori dai radar di cui non si parla da decenni tanto che mi è ripartita la voglia di spingerlo, anima & corpo!

Comunque, a proposito di questi stili più ‘estremi’, sono curioso di vedere se e quanto il decreto ‘anti rave’ colpirà forme di aggregazione libere. Per la tua esperienza, lo vedi come un grande colpo al mondo dei free party?

Lo dico subito questo decreto è una fesseria, opera di un governo che non ha la seppur minima idea del tessuto connettivo sociale che va a toccare con il proprio atto legiferativo. E’ un qualcosa di completamente insensato, che serve solo a fare propaganda politica e creare consensi presso i “benpensanti”. I problemi sono ben altri rispetto ad un migliaio di ragazzi che ballano a Modena! Ciò detto, la scene dei free party da almeno 20 anni in Italia è abbastanza indifendibile a livello di produzione di suoni. In un disco del 2007 ironizzavo sul raver medio italico paragonandolo ad un boyscout, entrambi hanno un divisa (nel caso del free-party goer maglietta XXL da basket 23 di Jordan, dreadlock, pitbull come elemento di abbigliamento), entrambi vanno nei boschi a far festa etc etc. Trovo quella dei free-party sia una scena troppo ferma alla mitizzazione degli idoli dell’Olimpo tekno anni’90 che si è dimenticata di produrre contenuti attuali.  “Do me a favour punch a raver” è il titolo di una divertente traccia breakcore 😉

In via Mascarella, a Bologna, hai aperto poco più di un anno fa il MEGASTORE di Sonic Belligeranza, 6 metri quadri che sono diventati da subito un punto di riferimento per tutti gli ossessionati dalla musica ‘fuori dagli schemi’ (e io ne sono testimone). Nelle ultime settimane però su tutti i social si perdeva il conto di quanti rilanciassero il tuo appello per salvare lo store; cosa è successo e come possiamo aiutare?

Abbiamo preso una multa di 5190 euro a cui aggiungiamo le relative spese legali. Potete contribuire al crowdfunding a questo link.

Cosa ti auguri, per te e S.B., da questo anno appena cominciato?

Che il MEGASTORE continui ad esistere.

LA CUADRA – Domestic Arapaima (2022)

Ultima release della label bolognese, dedicata agli amanti del breakbeat più weird, dove hardcore, folk e campioniamento selvaggio si incontrano. Ottima prova del duo livornese che riporta alla mente il miglior Igorrr.

NOGOD IN SIRIUS – VeganovA (2020)

Al punto di intersezione tra ricerca etnomusicologica, new age e sperimentazione troviamo i VeganovA, che con il loro “Nogod in Sirius” dipingono un coloratissimo affresco ispirato alla tribù malese dei Dogon. Consigliato a chi, piuttosto che le sperimentazioni estreme, preferisce perdersi nelle trame del suono.

DJ BALLI + RALPH BROWN – Tweet it! (EXTRATONE MIX) (2012)

Ecco, al contrario di quello che dicevo prima: qui c’è pane per i denti più estremi. Una riflessione su Twitter, 1.40 minuti per traccia a 1400 bpm, per raggiungere l’extratone. Dentro c’è tutto, o niente.