A Venezia, a Palazzo Franchetti, dal 5 novembre 2022 fino al 10 aprile 2023, è possibile visitare Lee Miller Man Ray. Fashion, love, war. La mostra – curata da Victoria Noel-Johnson, prodotta e organizzata da CMS.Cultura in collaborazione con ACP-Palazzo Franchetti, con il patrocinio del Comune di Venezia – ha l’obiettivo di raccontare il sodalizio artistico e sentimentale tra due dei più grandi fotografi del XX secolo.
Un percorso imperdibile, che si dispiega in un allestimento ben strutturato e in accordo con gli ambienti della splendida sede dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti.
La protagonista indiscussa di questa mostra, pur essendo intitolata ai due artisti, è Lee Miller: la fotografa inquieta dai mille volti e dalle molteplici vite, che ha iniziato la sua carriera dall’altra parte dell’obiettivo. Lo documentano gli scatti nella prima sala dell’esposizione, che accolgono il visitatore, trasportandolo direttamente negli anni Trenta, quando Miller viene scoperta per caso da Condé Montrose Nast in persona, che le evita di finire schiacciata da un’automobile in corsa.
Dopo aver suscitato scalpore tra le pagine di Vogue e Vanity Fair, però, la sua immagine viene utilizzata per pubblicizzare una marca di assorbenti, prodotto di cui all’epoca è ancora difficile parlare.
Da quel momento, mentre la carriera di modella subisce una brusca frenata, nella vita di Miller avviene una svolta, di cui lei stessa, questa volta, è l’artefice.
In “Le sang d’un poète”, il film di Jean Cocteau, che viene proiettato alla fine del cammino espositivo della prima sala, Miller veste i panni di una statua: ancora un meraviglioso corpo da ammirare. Ma nella Venere, che prende a poco a poco vita e che esorta il poeta a trovare il coraggio di attraversare una lastra di vetro, si trovano significative analogie con la donna che sta per prendere in mano le redini del proprio destino, lasciando emergere l’artista che è in lei.
Nella seconda sala della mostra sono esposte le immagini prodotte durante quel rapporto passionale, travolgente e turbolento. Non durerà che pochi anni, ma basterà a scatenare una potenza creativa che sarà in grado di dare origine alcuni degli scatti più significativi delle carriere di entrambi.
Lee Miller e Man Ray si influenzano a vicenda, tanto che i loro lavori saranno di difficile attribuzione. Sono immagini che ingrandiscono, scompongono e decontestualizzano ogni dettaglio del corpo umano, senza mai scivolare nell’oscenità; fotografie prodotte con la tecnica della Solarizzazione, scoperta per caso da Miller, dopo aver acceso la luce durante lo sviluppo in camera oscura; sperimentazioni surrealiste che accostano manichini e gabbie metalliche alla figura umana. Ma anche i ritratti dei grandi protagonisti di un’indimenticabile stagione artistica, come quelli che raffigurano Max Ernst, Giorgio de Chirico, Jean Cocteau, Salvador Dalì e Pablo Picasso.
Tra le opere anche quelle che documentano la fine dell’amore tra i due fotografi. Sono presenti l’autoritratto in cui Man Ray, inscenando il proprio suicidio, esorcizza l’abbandono subìto, il metronomo sul cui peso viene applicata un’immagine dell’occhio dell’amata e le fotografie come “The Neck”, in cui sul collo di Miller l’ormai ex-compagno interviene infliggendo ferite d’inchiostro rosso.
Le fotografie successive raccontano la vita di Lee Miller dopo Man Ray. Nel 1932, la donna decide di tornare negli Stati Uniti, dove apre uno studio inseme al fratello Erik. Dopo avere appreso la lezione del suo maestro, la creatività geniale di Miller produce immagini di una qualità sorprendente; veri e proprio capolavori di perfezione, sia che si tratti di sperimentazioni che degli incarichi pubblicitari che riceve da prestigiosi committenti come Vogue, Elsa Schiaparelli, Helena Rubinstein e Coco Chanel.
Ma l’idillio matrimoniale dura poco e, nel 1937, ritorna a Parigi da sola. Qui si innamora a prima vista dell’artista Roland Penrose, che incontra durante una festa in costume.
Il ’37 è anche l’anno delle famose “vacanze surrealiste”, che si svolgono tra la Cornovaglia e il sud della Francia, e che la vedranno di nuovo insieme a Man Ray, con il quale non ha mai perso i contatti, Max Ernst, E.L.T. Mesens, Leonora Carrington, Pablo Picasso e Eleen Agar e, ovviamente, Penrose.
Nonostante le fotografie di gruppo relative a questa esperienza ritraggano la spensieratezza di un gruppo di amici, esse sono intrise di un’aurea di sacralità.
Iconici gli scatti che ritraggono Leonora Carrington mentre espone il suo giovane corpo nudo al sole tra le braccia di Max Ernst, che le copre i seni con le mani, ma anche le fotografie di Nusch Éluard, Ady Fidelin, nuova musa e amante di Man Ray, Peggy Guggenheim, Leonor Fini e Dora Maar. Sono gli ultimi frammenti di libertà e spensieratezza prima del grande orrore della guerra.
La sala successive raccoglie una parte degli scatti effettuati durante le spedizioni nel deserto e i viaggi esotici nella cui organizzazione Lee Miller si dedica con impegno e decisione, per cercare una distrazione dalla sua noiosa vita egiziana.
La parte conclusiva della mostra raccoglie, invece, le immagini scattate durante l’ultima grande avventura di questa donna straordinaria. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Lee Miller ha da poco lasciato il marito e si è stabilita in Inghilterra al fianco di Roland Penrose.
Nei reportage che realizza per British Vogue, esorta le lettrici a non perdere interesse nei confronti della moda, nonostante le restrizioni. Il conflitto mondiale infonde nuova linfa creativa al lavoro di Lee Miller. Ancora una volta, nelle immagini glamour che riesce a creare utilizzando scenari che parlano di morte e distruzione, affiora la lezione surrealista impartitale da Man Ray.
Presto Lee Miller viene accreditata dall’esercito degli Stati Uniti come reporter di guerra e assiste imbracciando la sua Rolleiflex a eventi come l’assedio di Saint-Malo, la liberazione di Parigi, la battaglia dell’Alsazia, l’incontro tra l’esercito statunitense e l’Armata Rossa a Torgau e la conquista del Berghof. Sarà presente accanto gli alleati durante la liberazione di Buchenwald e Dachau, dove realizzerà lavori di rara sensibilità umana, che purtroppo, però, non sono stati inclusi nella mostra.
della purificazione dagli orrori della guerra, che le provocheranno i gravi disturbi depressivi di cui Miller soffrirà fino alla fine dei suoi giorni.
Vive a Venezia, dove ha conseguito il diploma di laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti con la tesi “Quod Corpus? – breve percorso nelle mutazioni anatomiche”, che analizza il cambiamento della percezione del corpo umano nella storia dell’arte. Per molti anni si è occupata di pittura, con particolare attenzione allo studio del ritratto. Oggi scrive prediligendo tematiche legate al mondo dell’arte. Cura un blog dedicato alle artiste dimenticate dalla storia. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo “La governante di madame de Lempicka”, che narra la vita e la carriera della pittrice Art Decò Tamara de Lempicka. I suoi racconti sono stati pubblicati in numerose raccolte.
art a part of cult(ure) è il magazine online nato con l’intento di promuovere, diffondere, valorizzare l’arte contemporanea e più in generale la complessità della cultura nelle sue molteplici manifestazioni.
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