SUPERCHUNK, “Wild Loneliness” (Merge, 2022)

Ci sono molte reunion che lasciano il tempo che trovano, senza portare alcun valore aggiunto, e altre che di contro rivitalizzano una formazione e la stessa scena di cui è parte. I Superchunk di Mac McCaughan appartengono a quest’ultima tipologia e con “Wild Loneliness” rilasciano forse il loro lavoro migliore dal 2010, quando erano tornati con “Majesty Shredding”. Le dieci nuove canzoni rappresentano infatti una summa delle esperienze di Mac e Laura Ballance oltre che come musicisti, da scopritori di talenti con la Merge: perchè la lista di nomi coinvolti, da Sharon Van Etten a Owen Pallett, ne dimostrano la rilevanza nell’attuale panorama indie-rock.

“City Of The Dead” apre le danze con una linea melodica da urlo e il respiro dell’orchestra che arrangia un pezzo del J Mascis solista; ne fa da controparte il singolo “Endless Summer“, bombetta da college radio in cui intervengono Norman Blake e Raymond McGinley dei Teenage Fanclub. “This Night” si pone a mezza via tra le due aggiungendo il romanticismo tipico di Smiths e Belle And Sebastian, “Yeah, this night is like so many/But I still get a chill when you ring me/Yeah, this night flashes like an orchid penny/With the promise of the lights and the sounds, will you send me?“, mentre “Refracting” vira sul punk di “What A Time To Be Alive” impreziosito di chitarre acustiche.

“Highly Suspect” riunisce in un colpo solo le band più amate del catalogo Merge, ovvero Arcade Fire e Neutral Milk Hotel – splendido l’apporto ai fiati di Kelly Pratt. “Connection” delizia come gli ultimi Wilco regalandoci un testo emozionante, “Once I have the spring in me/We pull the concrete from our chimney/The fuеl we burned it wasn’t free/I get a look somеtimes it wounds me/I know what glass sounds like/Shattering on Sunday/And I’m bent on the floor like/Don’t wake me ’til Monday morning“, laddove “On The Floor” poteva stare benissimo in “Reveal” dei R.E.M., anche senza il qui-contributo di Mike Mills con le sue armonie vocali uniche al mondo.

La title track del disco è il suo momento più coraggioso: il sax di Andy Stack (Wye Oak) mitiga le chitarre ruggenti in apertura per poi gettarsi in un middle-8 da antologia prima di un finale in cui sento tanto i richiami del southern soul quanto l’influenza del rocksteady Treasure Isle.
E se non siete ancora convinti, basterà “If You’re Not Dark” a sciogliere il ghiaccio nel cuore più del riscaldamento climatico. Un vero inno, dedicato a chi non pensa come me che nella nostra vita il meglio deve ancora venire. Usciranno altre “Just Like Honey” e “Gold Soundz” per capirci: fidatevi.

“Wild Loneliness” è un disco imprescindibile per gli amanti del rock’n’roll, e nel podio insieme a “No Pocky For Kitty” e “On The Mouth” tra i migliori dei Superchunk. Da recuperare assolutamente anche il singolo del 2020, “There’s A Ghost/Alice”.

86/100

Foto in Home di Oona McCaughan