YAK, “Pursuit Of Momentary Happiness” (Virgin/Third Man Records, 2019)

A sei anni dalla formazione, “Pursuit Of Momentary Happiness” è il definitivo salto di qualità per gli Yak di Oli Burslem e un ingresso trionfale nel giro delle band che contano. La versatilità della loro proposta era già evidente dai primi singoli usciti nell’inverno 2015 – “Hungry Heart” e il suo poderoso riff sporcato di noise contro la new-wave memore dei Bloc Party di “Plastic People” – e che ritroviamo nell’album “Alas Salvation”, dove ad esempio “Victorious(National Anthem)” si muove come una scheggia punk impazzita, “Take It” affonda in una coda psichedelica e “Doo Wah” ne dimostra la vocazione a scrivere melodie cantabili dai fan.

Riguardando alla genesi di questo secondo disco le liriche dell’opening “Bellyache” calzano a pennello, “Got Everything You Want But You Wanted More Cause You’re So Greedy Got The Habit, Let’s Feed It, Hope It Poisons You, Got That Heavy Consumption” come la dissolutezza nel vivere il momento cara in passato ai lads d’albione Oasis e Primal Scream; musicalmente poi è un gioiello, immaginatevi Mike Skinner a braccetto di George Clinton tra una sinfonia di chitarre acide. Vibrazioni funk si levano in aria – nello spazio? grazie alla sezione di fiati in “Pay Off Vs. The Struggle”, mentre “Words Fail Me” è un’interpretazione da dieci e lode di un Oli Burslem versione crooner accompagnato al piano da J. Spaceman, che presta invece voce e slide guitar alla lunga e visionaria “This House Has No Living Room”. In territori Black Rebel Motorcycle Club – ma anche Stooges e New York Dolls – ci sono due pezzi anfetaminici da indie-dancefloor quali “Fried” e “Blinded By The Lies”; furtiva l’intro di “Layin’ It On The Line” molto simile in “Govinda” dei Kula Shaker ma glielo perdoniamo, l’evolversi del brano ti catapulta letteralmente in un’altra dimensione.

Confermato sia il team di arrangiatori John Coxon (Spiritualized) / Martin Slattery (Joe Strummer And The Mescaleros) che Nick Waplington per la veste grafica, non ci resta che menzionare le ballads: “Encore”, ovvero un’idea di urban soul per il 2019 e la title track carica di pathos, che Burslem gioca tra autoanalisi e nuova consapevolezza – “Do You Remember When We Said It Would Be Easier If Nobody Felt A Thing No Love No Loss Nothing But That Just Ain’t Livin’“. Gli Yak non faranno niente di nuovo ma lo fanno davvero bene e come afferma la loro cover dei Dixie Nightingales portano ciò di cui abbiamo bisogno nella vita, il sole del caro vecchio rock’n’roll.

82/100

(Matteo Maioli)