MIKE KROL, “Power Chords” (Merge Records, 2019)

“Power Chords”, quarto album di Mike Krol e secondo su Merge, è un deciso passo avanti per la carriera del chitarrista-batterista-designer di stanza a Los Angeles. Intanto nella durata, trentatré minuti di rock’n’roll senza fronzoli che si sommano ai nemmeno cinquantacinque rilasciati tra 2011 e 2015, quando “Turkey” con la sua esilarante grafica da Scuola di Polizia suscitò il plauso di Exclaim e Pitchfork. E poi nella qualità dei brani: tutti potenziali singoli, ottimamente registrati da Mike McCarthy (Spoon, And You Will Know Us By The Trail Of Dead) e lontani dall’anarchia quasi schizofrenica degli esordi.

Tema forte la disillusione, che sia nelle paranoie del singolo “An Ambulance” (‘Cause I Feel it coming over / Can somebody call an ambulance / To save me from my self offense tonight) o in un amore travagliato e oramai “Wasted Memory” (You’ll love me better when I am gone / I’ll know forever that I was wrong / About you and me). Musicalmente, sentiamo ancora il garage-punk tipico di Krol nelle fragorose “Left For Dead” e “Nothing To Yell About”, ma la scrittura è più improntata verso la melodia come nella ballad ricca di fuzz “What’s The Rhythm” e in “Blue And Pink”, che metterebbe d’accordo Weezer e The Strokes. “Arrow In My Heart” è un blues straziante, immaginate Ty Segall coverizzare un’outtake inedita di John Lennon; mentre “I Wonder” finisce per essere il momento chiave del disco perchè riassume tutto quanto detto sopra, un gioiello power-pop di chitarre luccicanti e intrecci vocali con la bravissima Allison Crutchfield (Swearin’, Waxahatchee). Ebbravo anche te Mike.

74/100

(Matteo Maioli)