Il 2018 è l’anno dell’armistizio. Personale, ma mi pare che anche in giro sia un po’ così per tutti. #thenewnormal, dice il Primavera. La nuova normalità è una liquidità totale, è la diffusione estrema della musica di sottofondo che prende il sopravvento, sono i tempi in cui la musica vale meno perché ce n’è troppa, ed è tutta (praticamente) gratis, per cui perché soffermarsi troppo su qualcosa? L’importante è che sia pronta all’uso (pop) e non troppo impegnata. Le chitarre elettriche affaticano le orecchie, allontanano da questi lidi. E poi chi usa le chitarre elettriche è – effettivamente – meno ispirato: permangono i grandi vecchi, quelli che poi sono finiti nella mia Top, i reduci degli Anni ’90 (The Good, The Bad & The Queen, Gaz Coombes e i Suede) e le poche giovincelle (non a caso sono donne) che riescono a reinterpretare quello spirito (Courtney Barnett, Anna Calvi, Laurel, Phantastic Ferniture, U.S. Girls). E se gli Altin Gün sono un’eccezione, i Chastity sono un’altra particolarità perché scoperti grazie a KEXP (qui in Italia hanno avuto poca eco).
Insomma quella che l’anno scorso definivo un’epoca estetica sta cambiando e sta diventando coscientemente pop. E’ una presa di coscienza intima, è un modo di essere naturale che arriva e pervade anche chi ha qualche anno in più come il sottoscritto. “Non è musica che parla a noi”, è il ragionamento (secondo me corretto) che sento molte volte quando si discute di musica particolarmente generazionale di adesso. Bene così. Purtuttavia, ferma la nostra diversità di ascolto, il 2018 ha in ogni caso segnato una comprensione e diffusione totale di questa mentalità trasversale che l’ha resa più vicina a tutti, più autorevole seppure nel suo intrinseco valore ludico. Basta guardarsi il cartellone del Primavera Sound del 2019 per capirlo.
Accentua poi questo processo la constatazione che si fa sempre più fatica ad ascoltare UN ALBUM INTERO, prendere in considerazione UN ALBUM sembra quasi di parlare di un monolite. Una roba pesante. Risulta più naturale ascoltare canzone per canzone (motivo per cui in questi anni la mia personale classifica è molto ricca di songs), perché Spotify e Deezer ci spingono da quella parte, perché le playlist non sono più quelle del tempo di Alta Fedeltà, perché l’attenzione è sempre meno, risucchiata com’è dai social e dai richiami dei nostri device, per cui lo spazio riservato alla musica è sempre più scarso e, se possibile, meno concentrato. La capacità di direzionare la nostra attenzione realmente verso le cose importanti sarà la sfida del prossimo futuro e anche gli appassionati di musica dovranno – se vorranno continuare a definirsi tali – ritagliarsi degli spazi dedicati, completi, più confortevoli, tali per poter dare in pasto alle orecchie note eventualmente più complesse.
E allora qualcosa potrà cambiare nel #thenewnormal. Per ora è questo, va benissimo così. Ma nella mia classifica troverete un po’ di #theoldnormal, abbiate pazienza, data la mia età mi pare normale anche questo.
Perché la vita forse è come quel circo che mettono in scena i TGTBATQ.
Un disco curato nei minimi dettagli nel tentativo – oramai desueto – di dare ad ogni canzone una veste diversa, in bilico tra acustico, elettrico e sintetico.
Una fuoriclasse che finalmente ha azzeccato l’album della vita.
Anna Calvi si è resa più intellegibile e comprensibile, e ora ne vedremo delle belle.
Quando il talento è innato, tutto viene fuori in maniera naturale.
Il graffio dei vecchi leoni: perché se è vero che a vent’anni probabilmente si è più ispirati, non è vero che a 50 anni non si hanno più cose da dire.
Una speranza per il futuro: la musica occidentale che si meticcia con quella orientale.
Sa di States (anche se loro sono canadesi), di università americane, di shoegaze, di grunge, di pop, di punk… basta?
Meghan Remy, a poco a poco, ha costruito un progetto unico e difficilmente replicabile, con un linguaggio personale fatto di plug and play, campionamenti e band old-style.
In Australia pare tutto più semplice.
Sì, lo so, l’incipit assomiglia un po’ a “Pyramid Song”, ma non è mica facile sfiorare cotanta bellezza. Poi la canzone si sviluppa fino a quel finale in cui tutto può succedere mentre invece rimane una tensione altissima costante che si schiude come appena finito un esame all’università.
Kayne è un fuoriclasse e in duo con Kid Cudi tutto funziona a meraviglia, come in questa “Reborn” che è il newpop di cui abbiamo bisogno.
Come coniugare freschezza, coinvolgimento ed eleganza.
E’ o non è il più grande compositore della nostra generazione?
Come se i Tears For Fears avessero fatto un corso di trap.
Allora: Tony Allen ha 78 anni e suona la batteria come Stephen Hawking conosceva la fisica (ascoltarsi come la batteria entra in questo brano, prima cazzeggia e poi prende il ritmo, così, dal nulla…), quando tocca le corde di quel dannato basso Paul Simonon sembra sempre rimaterializzare i Clash, Simon Tong fa il gregario ma suona sempre la pennata giusta (come faceva Andy Summers), Damon Albarn… beh, è Damon Albarn e c’è bisogno di aggiungere altro?
Questa in realtà è una cover (di Erkin Koray, del 1974), ma questa versione degli Altin Gün è totalizzante.
Come un Nick Cave in gonnella.
Beh, questa è poesia.
Impossibile non lasciarsi trasportare.
11. SUEDE, “Cold Hands”
12. CHASTITY, “Heaven Hell Anywhere Else”
13. SHARON VAN ETTEN, “Comeback Kid”
14. LUCIA, “Cheap Talk”
15. SUEDE, “Wastelands”
16. BEAR WITH ME, “After Me”
17. CHILDISH GAMBINO, “This Is America”
18. GRIMES, “We Appreciate Power”
19. LAUREL, “Life Worth Living”
20. CODE PIE, “High”
21. NONONO, “Friends”
22. THE SHAME, “The Lick”
23. U.S. GIRLS, “M.A.H.”
24. GRANT-LEE PHILLIPS, “Walk In Circles”
25. THE GOOD, THE BAD & THE QUEEN, “Merrie Land”
26. SUEDE, “Beyond The Outskirts”
27. GAZ COOMBES, “Deep Pockets”
28. COURTNEY BARNETT, “City Looks Pretty”
29. DAVID GUETTA & SIA, “Flames”
30. ANNA BURCH, “Asking 4 a Friend”
31. GAZ COOMBES, “Wounded Egos”
32. LAIBACH, “My Favourite Things”
33. OBJEKT, “35”
34. THE BLACK DELTA MOVEMENT, “Butterfly”
35. YO LA TENGO, “Shades Of Blue”
36. SNAIL MAIL, “Pristine”
37. BOB MOSES, “Heaven Only Knows”
38. CHASTITY, “Come”
39. THE GOOD, THE BAD & THE QUEEN, “The Truce Of Twilight”
40. SUEDE, “Don’t Be Afraid If Nobody Loves You”
41. ANNA CALVI, “As A Man”
42. FATHER JOHN MISTY, “Mr. Tillman”
43. DE STAAT, “Kitty Kitty”
44. JACCO GARDNER, “Volva”
45. DEERHUNTER, “Death in Midsummer”
46. KURT VILE, “Loading Zone”
47. JON HOPKINS, “Feel First Life”
48. FORTH WANDERERS, “Not For Me”
49. AMEN DUNES, “Blue Rose”
50. PJ HARVEY AND HARRY ESCOTT, “An Acre of Land”
51. BLACK HONEY, “I Only Hurt The Ones I Love”
52. MASS GOTHIC, “Dark Window”
53. ADRIANNE LENKER, “Symbol”
54. DAMIEN JURADO, “Florence – Jean”
55. TIRZAH, “Holding On”
56. OF MONTREAL, “White Is Relic/Irrealis Mood”
57. EX:RE, “Romance”
58. PARQUET COURTS, “Wide Awake!”
59. USTMAMO’, “Luce mai riposa”
60. SHANNON AND THE CLAMS, “Backstreets”
61. GALAKTAN, “Ataraksia koidikul” 62. FABIO FABIO, “Amore Cannibale” 63. BOB SINCLAIR, “I Believe” 64. LUCIA, “All The Money In The World” 65. THE WOMBATS, “Cheetah Tongue” 66. KERO KERO BONITO, “Only Acting” 67. GRANT-LEE PHILIPS, “Totally You Gunslider” 68. PAINT, “Moldy Man” 69. INTERPOL, “If You Really Love Nothing”
70. UNKNOWN MORTAL ORCHESTRA, “How Many Zeros” 71. BALTHAZAR, “Entertainment” 72. FEWS, “Paradiso” 73. THE NOISE FIGURES, “Lethargy” 74. DAN AUERBACH, “Up on a Mountain of Love” 75. BOB MOSES, “Back Down” 76. UNLOVED, “Crash Boom Bang” 77. RIVAL CONSOLES, “Untravel” 78. ELIZA SHADDAD, “Just Goes to Show” 79. VIAGRA BOYS, “Up All Night” 80. DJANGO DJANGO, “Beam Me Up”
Che peccato, ma che peccato.
COURTNEY BARNETT, “City Looks Pretty” (Live At Bataclan, Deezer Sessions)
La spensieratezza di essere giovani.
Alle volte la semplicità paga.
THE DANDY WARHOLS, “Semper Fidelis”
DISCO RUIDO!, “Amorfos”
Kalporz che vince la Targa MEI Musicletter.
(Paolo Bardelli)
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