SUMAC, “Love In Shadow” (Thrill Jockey Records, 2018)

I SUMAC bissano la pubblicazione dell’album in collaborazione con il mitico Keiji Haino (“American Dollar Bill – Keep Facing Sideways, You’re Too Hideous To Look At Face On”) e ritornano su Thrill Jockey con un nuovo album di inediti che rispetto alla forma espressionista e astratta del disco richiamato, vede il trio riallinearsi a quella forma massiccia di heavy-psych che contraddistingue il loro sound tipico. Una delle realtà più potenti e celebrate dagli appassionati al genere “sludge”, Aaron Turner (Isis, Old Man Gloom,Mamiffer), Nick Yacyshyn (Baptists) e Brian Cook (Russian Circles, These Arms Are Snakes) sono tre psiconauti accorti e che non hanno sicuramente paura di andare oltre quei confini in cui viene contenuta ogni forma musicale di tipo easy-listening e che pure qui con un disco dedicato all’amore (“ciò che ci rende umani”) manifestano densità di suono prolungato e monolitico, composizioni che non possono essere scalfite e che più che travolgere e coinvolgere l’ascoltare, invece lo annichiliscono.

“Love In Shadow” suona in effetti come una specie di pugno in faccia, una reazione impulsiva quindi, ma questo paragone non vuole rimandare tanto a forme di violenza, che qui invece viene manifestamente rinnegata. Il disco ruota attorno al concept del rifiuto dell’amore e di come questo porti a forme di violenza e di odio che poi si traducono in comportamenti di natura distruttiva e auto-distruttiva. Il suono ha forse poche componenti originali e che spiccano rispetto al resto della produzione più tipica del trio, ma non per questo il disco è meno efficace: composto da quattro lunghe tracce, spiccano come momenti di interesse la seconda parte di “The Task”, un rock blues primitivo, forse rigurgito fuoriuscito dalle sessioni di registrazione con Haino; l’imperiosa sezione ritmica di “Arcing Silver”, una specie di avant-jazz industriale che fa pensare a musicisti quotati e intelligenti come Mats Gustafsson e momenti Zu.

Insomma ci sono abbastanza argomenti validi per andarsi a procurare questo lavoro e rivedere esperienze come il metal scevri da condizionamenti psicologici massimalisti e abbracciare l’amore senza nascondersi nell’ombra e con decisione rivendicarne la giusta centralità nella nostra esistenza e nel rapporto con gli altri. Del resto bisogna essere dei veri duri per amare veramente. Come si suol dire.

68/100

Emiliano D’Aniello