Cinque domande a Tiziano Veronese (Sonic Jesus)

© Emanuele Manco

Anche se in questa intervista Tiziano Veronese con grande modestia respinge quella definizione di “iniziatori” che gli ho attribuito, i Sonic Jesus hanno segnato in qualche modo una piccola “rivoluzione” per quello che riguarda il panorama alternative del nostro paese, aprendo una anche piccola breccia alla diffusione della esplosione del genere neo-psichedelico nel nostro continente.

I Sonic Jesus nascono a Doganella di Ninfa nel 2012. Il gruppo attira le attenzioni della Fuzz Club Records e pubblica un EP eponimo. Seguirà uno split con i Black Angels (!) e la pubblicazione del primo LP “Neither Virtue Nor Anger” nel 2015. Nel 2017 esce il secondo LP della band (“Grace”) e il 7″ “Dead Man”, sempre su Fuzz Club Records e pubblicato lo scorso 2 dicembre 2017.

Abbiamo contattato Tiziano Veronese (che in questo momento è in tour in giro per l’Europa) per parlare della nascita e la crescita e evoluzione del progetto Sonic Jesus nel tempo passato, presente e futuro. Con grande pazienza, ha risposto a tutte le nostre domande, che pubblichiamo di seguito, augurandovi una buona lettura.

1. La prima domanda riguarda un po’ le origini del progetto Sonic Jesus. Per quanto ne sappiamo il progetto nasce a Doganella di Ninfa (Cisterna, Italia) nel marzo 2012 per volontà di Tiziano Veronese e con la collaborazione di Marco Baldassarri. Il gruppo subito rilascia un EP eponimo con l’etichetta londinese Fuzz Club Records e di cui diventa in breve tempo uno dei gruppi più rappresentativi. Ecco, la domanda è come nasce il sound della band, quali influenze in particolare ti hanno spinto verso questo tipo di sonorità e se c’è un concept dietro la scelta della denominazione “Sonic Jesus”. Conseguentemente come nasce il rapporto con la Fuzz Club Records.

TV. Dunque, la band è nata in un modo molto naturale…

Io mi sono formato come batterista e sin da adolescente sono stato un ascoltatore onnivoro. Quando poi ho iniziato ad approcciare generi più alternativi, ho imbracciato anche la chitarra e iniziato a sperimentare da solo. All’epoca ascoltavo tanto garage, fuzz pop, folk, qualcosa di psichedelico… sicuramente la direzione era quella, ma senza mai mettermi freni o schemi.

Erano per lo più improvvisazioni, su cui poi Marco Baldassari ha iniziato a scrivere delle lyrics, ecco. Abbiamo pubblicato una canzone su Youtube e siamo stati scoperti e messi subito sotto contratto dalla neonata Fuzz Club! “Sonic Jesus” mi è stato ispirato dai Sonics e da “Jesus”, la canzone dei Velvet Underground. Forse a livello inconscio mi piaceva l’idea di un nome “rituale” ed irriverente al tempo stesso!

2. Possiamo dire che i Sonic Jesus siano nati in una specie di vuoto per quello che riguarda il movimento neo-psichedelico. In Italia, posso sbagliare, ma le band del genere che hanno raggiunto una certa fama entro i confini nazionali e oltre sono veramente poche. Penso ai New Candys, i Throw Down Bones e più di recente i Gluts oppure JuJu, l’ultimo progetto di Gioele Valenti. Da questo punto di vista vi considerate un po’ degli iniziatori del genere per quello che riguarda la nostra penisola, sentite sul piano musicale un legame con l’Italia o comunque vi considerate una realtà che non ha nessuna precisa collocazione territoriale? Posso raccontare di essere stato a diversi festival psichedelici in giro per l’Europa e che ogni volta che mi ritrovavo a parlare con qualcuno mi dicevano,“Italiano? Sonic Jesus!” Una cosa che mi ha fatto ricordare un aneddoto di qualche anno fa e raccontato da dei giornalisti messicani che furono fermati da delle milizie serbe nella ex Jugoslavia durante la guerra e si fecero riconoscere urlando, “Mexico! Mexico! Hugo Sanchez!”

TV. Hahaha, beh innanzitutto mi fa molto piacere leggere questi aneddoti.

Non so se è consono usare il termine iniziatori, però come notavi tu, di sicuro siamo arrivati inconsapevolemente in un momento di vuoto… nessuna band italiana all’epoca aveva interesse per certe sonorità. Forse anche per questo la Fuzz Club si interessò subito a noi.

Avere la possibilità di essere promossi e subito catapultati all’estero, in grandi festival, con collaborazioni importantissime o aperture internazionali, mi ha spinto a continuare in quella direzione.

Non penso ci sia un legame con l’Italia, perché è un genere di musica che non è nato qui e che è seguito più fuori… però in questi anni ho incontrato quasi tutte le band che hai citato e credo si sia creata una bella situazione italiana, che può tranquillamente confrontarsi e reggere il tiro con le band oltre confine sia per qualità di scrittura, arrangiamenti ed energia nei live. Lo conferma anche il pubblico italiano e la nascita dei vari Psych Fest anche qui da noi, qualcosa di impensabile 5 o 6 anni fa…

3. Posso dire di seguire il progetto sin dagli inizi e dall’uscita del primo EP e che ho accolto con grande piacere l’uscita del primo LP “Neither Virtue Nor Anger” (2015) che considero una bomba e uno dei migliori dischi dell’ondata neo-psichedelica degli ultimi anni. Posso dire però allo stesso tempo, con tutta onestà, di non avere appieno apprezzato la svolta nel suono in occasione dell’uscita di “Grave”. Fermo restando che una certa componente wave nel sound della band c’è sempre stata, quali sono state le ragioni di questo cambio di orientamento? Voglia di esplorare nuove sonorità oppure la cosa è stata dettata anche da ragioni legate a un certo tipo di sensazioni che abbiano accompagnato quel periodo?

TV. Come hai anticipato, un gusto wave c’era già. Anzi devo dire che l’etichetta psych sin dall’inizio, nel nostro caso almeno, è stata “spaziosa”, cioè anche in “NVNA” si alternavano pezzi più noise ad altri garage, folk o dal piglio appunto wave.

La vera svolta nella scrittura di “Grace” è stata abbandonare le chitarre e l’organo, a favore di bassi e synth. Volevo sperimentare un approccio più ritmico, fatto anche di pattern di batteria, che osassero di più ed il risultato è stato ovviamente un passaggio netto dai 60s agli 80s, sempre rivisitati a modo mio, in chiave più moderna.

4. Ho ascoltato l’ultimo 7″ comprendente i due inediti “Dead Man” e “Transpose” uscito lo scorso due dicembre sempre su Fuzz Club Records. Devo dire che le sensazioni derivate dall’ascolto sono assolutamente positive. Mi sembra di poter dire che questi due nuovi lavori combinino in qualche modo sia quele sonorità drone del primo disco che le reminiscenze wave più spinte di “Grace”: permane una certa claustrofobia, il sound dei bassi mi sembra dominante ma c’è un prepotente ritorno nell’uso delle chitarre. Ho trovato particolarmente suggestiva la lunga “coda” di “Transpose”. È giusto dire che c’è stata una volontà di fare incontrare o meglio di creare una vera e propria combinazione tra queste due sonorità? Pensi di continuare a lavorare in questa direzione? Che cosa ci dobbiamo aspettare nel prossimo futuro?

TV. Certamente, quei pezzi li ho scritti proprio appena tornato dal primo tour europeo promozionale per l’uscita di “Grace”.

C’è da premettere che in realtà io scrivo moltissimo, avendo anche la comodità di suonare tutto da solo e di potermi registrare nel mio studio… questa autonomia mi spinge a sperimentare continuamente, ecco.

Ciò che esce è una minimissima parte di ciò che butto giù! Quei pezzi in particolare sono la fusione dell’approccio che ho inaugurato scrivendo “Grace”, ma risentono probabilmente dell’energia residua derivante dai live, dove le chitarre sono ancora molto presenti, specialmente nella parte finale dei concerti che è più d’atmosfera, lisergica e a volte improvvisata.

Non ti so dire se continuerò su questo tracciato, la mia scrittura è eterogenea e muta continuamente, sono imprevedibile anche io a me stesso!

5. L’ultima domanda la volevo dedicare a quello che è il tuo legame con la realtà neo-psichedelica a tutti i livelli. Questo sia per quello che riguarda l’attività live e la partecipazione a diversi festival dedicati al genere e quindi all’incontro con altri artisti. Se ci sono storie o aneddoti particolari che ti va di raccontare. Secondariamente: che cosa ascoltano i Sonic Jesus oggi? Quali sono i dischi diciamo in rotazione in questo ultimo periodo? Se c’è qualche nuova uscita più o meno recente che ti ha colpito in modo particolare.

TV. Ad ogni tour capita qualcosa, qualche aneddoto… dalle feste più pazze, alle case più inquietanti o fatiscenti, al restare in mezzo al deserto col furgone a secco.

Sono tutti frammenti che in realtà fanno parte della vita nomade, quando passi tante ore in furgone, macini chilometri, incontri persone, posti, suoni, si crea un legame particolare con chi è presente e lo condivide con te. A volte le “storie” non sono chissà quanto eccezionali, ma calate in quella dimensione sospesa e fugace ci sembrano incredibili!

Il più delle volte ci troviamo a creare giochi o battute, che comprendiamo soltanto noi… e che passato quel momento perdono anche un po’ di magia.

Gli ascolti, ecco quelli ci restano davvero addosso… Personalmente io ascolto di tutto, spazio ogni genere. Per darti un’idea, di recente nel mio stereo hanno girato Amen Dunes, LCD Soundsystem, Aldous Harding e Anna Von Hausswolff.

Emiliano D’Aniello