DIE WILDE JAGD, “Uhrwald Orange” (Bureau B, 2018)

Il pittore fiammingo Frans Snyders (1579-1657) fu specialista nella rappresentazione pittorica di animali immagini di animali: riprendeva delle scene di caccia, ma successivamente ampliò il suo repertorio con sfumature dove il reale incontrava suggestioni allegoriche e che qui viene ripreso in maniera surreale e ossessiva dalla musica di Die Wilde Jagd aka Sebastian Lee Philipp in questo spettacolare disco intitolato “Uhrwald Orange” e uscito lo scorso 6 aprile su Bureau B.

Philipp si cala letteralmente all’interno di uno dei dipinti di Snyders e in una dimensione onirica immaginata come una foresta (“The Uhrwald” significa letteralmente “La foresta di orologi”) abitata da creature misteriose oggetto di creazioni alchemiche che oggi si traducono nella ricerca di quella “pietra filosofale” che poi sarebbe il sogno della vita eterna oppure di potere dominare quel potere superiore di dare e togliere, plasmare la vita e che si riconosce al divino come alle forze della natura.

Eppure proprio nella sua concezione e nella sua struttura variegata, questo disco è invece reale come la esperienza storico-culturale cosmologica dell’ellenismo e di quella “età alessandrina” che legò l’Europa alla Persia e al Medio Oriente e all’Africa Nord-Orientale e l’Asia Meridionale. Non parliamo solo di quei rimandi alla psichedelia orientale mutuati nel genere già dagli anni sessanta e resi popolari dalle esperienze Beatles e Stones, ma di una commistione di suoni e di sfumature costruite su stilemi kosmische musik e motorik 4/4: groove funky (“Strangentanz”) e thrilling nello stile di John Carpenter oppure Barry De Vorzon (“Flederboy”, “Fremde Welt”, “Dew Uhrwald”…) si mescolano a reminiscenze lontane da “Milione” di Marco Polo come “2000 Elefanten”, la psichedelia di “Ginsterblut” oppure della sontuosa “Kreuzgang”.

Registrato nell’Uhrwald Orange, lo studio del suo ex collaboratore Ralf Beck (Nalin & Kane, Unit 4), una specie di cattedrale del suono analogico, e con l’arricchimento di suoni naturali, Philipp immortala il suo mondo concettuale in una specie di istantanea reale quanto immagini e rappresentazioni lontane del “camelopardalis”, quella giraffa appariva un animale strano, un mostruoso ibrido tra un cammello e un leopardo e che Cesare il “bestarius” fece sbranare dai leoni nell’arena dall’alto della sua magnificenza contornata da un serto d’alloro.

78/100

Emiliano D’Aniello