La Top 7 delle canzoni di Tom Waits su Anti Records

Dal dieci novembre fino al 15 dicembre, la Anti ristamperà una parte del catalogo Waitsiano; per intenderci, quello che va dal più recente “Bad as Me” (2011) fino a “Mule Variations” (1999). Nel 2018 invece, separatamente, verrà ristampato il triplo scrigno degli Orfani “Orphans: Brawlers, Bawlers And Bastards” (2006). Insomma, occasione ghiotta per rimettere mano e orecchie sulla parte più difficile e avventurosa dell’Orco di Pomona.
Kalporz per l’occasione ha voluto omaggiare l’operazione con una Top 7, una canzone per disco. Magari rappresentativa, magari no.
A voi il divertimento di assemblare la vostra TOP 7

Mule Variations (1999)
Canzone: “Chocolate Jesus”

Il blues in tutte le sue sfaccettature. Canzone rurale fatta di rumori, poesia, vita, speranza, ironia. Un Dio fatto di Cioccolato che rende Tom contento.

Glitter and Doom (2009)
Canzone: “Dirt in The Ground”

Ricordo che in quel periodo avevo un po’ di casini economici. Avevo rinunciato al live di Tom Waits in Italia nonostante non lo avessi mai visto suonare dal vivo. Non c’è giorno che non mi penta per non aver mangiato pane e cipolla per un po’ al posto di questa meraviglia da Bone Machine. I soldi non valgono le emozioni.

Alice (2002)
Canzone: “Kommienezuspadt”

Nel disco più classico di Waits (ballate come “Alice”, “No One Knows I’m Gone”, “Poor Edward” e “I’m still here” era da un po’ che non si sentivano) io adoro la pazzia del luciferino cabaret di “Kommienezuspadt”. Oltre al piano c’è di più.

Blood Money (2002)
Canzone: “Lullaby”

Disco gemello di Alice, teoricamente più complesso, temerario e sperimentale, è forse il lavoro di Waits al quale ho fatto più fatica ad avvicinarmi ma che nel tempo mi ha regalato grandi soddisfazioni. Come questa ninna nanna che a mia figlia, per scaramanzia, non ho mai cantato.

Real Gone (2004)
Canzone: “Sins of my Father”

Il disco del ritmo. Percussivo, ossessivo, in punto di crollare, invece rimane. Senza pianoforte, con il figlio Casey a continuare una tradizione che Tom Waits spesso ha preso a schiaffi. Lo comperai di seconda mano da un amico che non resse i 10 minuti di “Sins of my Father”. Inutile dire che è diventato il mio pezzo preferito di questo splendido disco futuristico.

Bad as Me (2011)
Canzone: “Get Lost”

Sette anni per un disco. E trovarsi come stupidi a commuoversi di nuovo mentre la gamba si muove a ritmo di twist, il cuore pensa a quanto quest’uomo sia stato fondamentale per la tua vita e il cuore che batte forte per questa versione Crampsiana in salsa Jazz’n’roll.

Orphans: Brawlers, Bawlers And Bastards (2006)
Canzoni: “The Return of Jacky and Judy”, “Never Let Go”, “Dog Door”

Solo un pezzo per questo scrigno di pezzi orfani? Sarebbe impossibile. Ne ho scelti tre, uno per ogni categoria, ma facciamo finta che valga per uno così la Top 7 è rispettata. Cos’è questo monumentale compendio Waitsiano? È la sua vita scartata, quella più nascosta, quella più randagia, magari anche quella che in quel momento non ha trovato spazio nella follia dei suoi dischi. Oggi però è qui e tutti possono goderne. Ho scelto una cover dei Ramones, una ballata chiama lacrime e una collaborazione speciale con il povero Mark Linkous degli Sparklehorse.

(Nicola Guerra)