Dopo cinque lunghi anni, i Grizzly Bear tornano con “Painted Ruins”, il loro quinto album in studio, in uscita il 18 agosto su RCA.
È difficile trovare una band degli anni Zero in grado come loro di forgiare un sound così originale, in un decennio dove il revival, soprattutto in ambito indie e cantautorale, è andato davvero per la maggiore. Christopher Bear, Daniel Rossen, Ed Droste e Chris Taylor sono quattro musicisti con pochi eguali in quel panorama che fino a qualche tempo fa veniva comodamente etichettato come indipendente, con Brooklyn tra i suoi epicentri internazionali. E non solo.
I primi quattro estratti non hanno deluso: armonizzazioni che lasciano senza fiato, strutture e arrangiamenti molto compositi e imprevedibili, soluzioni melodiche di una classe cristallina, chitarre stridenti e ubriacanti, e alla base una ricerca sonora mai troppo estrema o manierista.
Dopo “Three Rings”, quintessenza del loro sound, il pop vagamente sintetico di “Mourning Sound”, l’epica “Four Cypresses” e il folk 3.0 di “Neighbors”, insomma, è lecito attendersi un altro capolavoro. Un’impresa non da poco, considerando gli ultimi tre eccellenti LP (“Yellow House”, “Veckatimest” e “Shields”) arrivati a distanza di pochi anni dopo il promettente esordio del 2004, “Horn Of Plenty”.
Questa è la foto che abbiamo scelto per dedicare ai Grizzly Bear la nostra cover di agosto, su Facebook e su Twitter.
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