[Playlist] Max Nocco x Sagra Elettronica

Sagra Elettronica è il nuovo festival promosso dai nostri partner di Knick Knack si terrà sabato 22 luglio alla Masseria Ospitale di Lecce, un coraggioso mix di tradizione culinaria del Salento con l’arte contemporanea non convenzionale e performance di musica elettronica intelligente.
Al fianco di Lee Gamble, Ancient Methods, Valerio Cosi, Underspreche e Corridoio Kraut, ci sarà anche il batterista e dj Max Nocco. Da sempre attivo nell’underground salentino soprattutto in gruppi della scena hardcore/metal già a partire dalla seconda metà degli anni ’80 (per fare dei nomi, Crollo Nervoso, Frattura, Morte del Sistema, Egica Soluzione, Sesta Categoria, Hyoid, Nevrosi, Run Patty Run, Shank), dal 1996 al 2008 ha gestito il negozio di culto Crash. Titolare dal 2013 del progetto Place For The Soul, per prepararci al suo djset, ci regala cinque tracce in vista del lungo sabato elettronico di Sagra Elettronica.

1. Ryo Kawasaki, “Hawaiian Caravan”

Ryo Kawasaki è uno dei principali chitarristi fusion/jazz giapponesi. Nel corso degli anni ha prestato le sue corde a mostri sacri come Gil Evans, Elvin Jones e Gato Barbieri. Fine sperimentatore, ha prodotto durante gli anni ottanta album dedicati al suono e alla programmazione elettronica. Dischi interamente suonati da lui, grazie all’ausilio di drum machine, sintetizzatori e diavolerie varie. Questa è una chicca che spesso passo nei miei set, dal sapore vagamente balearico. Traccia perfetta per un tramonto dalle mille sfumature.

2. Michele Mininni, “Vortex Stasi”

OK, qui sono di parte. Lui è un mio grande amico. Posso dire che conosco dall’inizio le sue creature stampate su vinile, per ben 4 etichette differenti: Optimo, Curle, Le Temps Perdu ed ora la gloriosa R&S. Una visione totale della materia, non solo elettronica, fanno di Michele Mininni un “puro romantico” del suono, artista come pochi in giro. Il futurismo prog di “Vortex Stasi”, la sua costruzione, è semplicemente un capolavoro di emozioni.

3. The Machine, “Talking Dolls”

Uno dei tantissimi progetti di mister Matt Edwards (Radio Slave, Rekid, Cabin Fever ed altri), qui nella sua totale sperimentazione tra mutazioni techno, madre Africa, influssi world/ambient e abissi dub. “RedHead” è l’unico album di The Machine, uscito su triplo vinile nel 2010, messo in piedi per sonorizzare un lavoro tra immagini e fotografia. Poco conosciuto in giro, ma apprezzato da gente come Ame, Dixon e Joe Claussells (lui farà addirittura uscire una sua personale interpretazione dell’album completo), “RedHead” è un disco che consiglio a chi ama trastullarsi tra ricerca e ritmo. Gli oltre otto minuti di “Talking Dolls”, mandano in trance anche un rinoceronte.

4. Laraaji, “I Am Sky”

Maestro indiscusso, personaggio chiave dell’elettronica ambient, tra flussi meditativi e sequenze new age. Scoperto da Brian Eno – sua la produzione per il debutto ufficiale del 1980, “Ambient 3 (Day Of Radiance)” – il compositore americano Laraaji è un virtuoso di due strumenti molto particolari ed affascinanti: lo zither (da lui modificato elettronicamente) e la mbira. Strumenti utilizzati per i suoi magici lavori, raccolti nel colossale triplo antologico “Celestial Music 1978/2011”. Qui potete ascoltare la delicatezza sonora di “I Am Sky”.

5. Michael Rother, “Fontana di Luna”

Si può piangere per un pezzo? Si, se questo è “Fontana di Luna” di Michael Rother, dall’album “Sterntaler” (Sky records, 1978). Ascoltate la progressione sonora, l’armonia tra il vibrafono e le chitarre liquidissime di Michael, il senso ritmico del maestro Jaki Liebezeit, motore indimenticato dei Can (una goduria per le orecchie quei crash effettati aperti all’infinito). Rother è uno dei musicisti cardine di tutto il krautrock: inzia con i Kraftwerk, fonda i Neu!, gli Harmonia insieme a Brian Eno e ai Cluster ed autore, nella seconda metà dei settanta ed oltre, di dischi indimenticabili per classe e qualità. Fatelo vostro, adesso, qui: