XIU XIU, “Forget” (Polyvnyl, 2017)

Dopo quindici anni di attività e qualche disco non memorabile di troppo uscito nell’ultimo periodo, gli Xiu Xiu rispondono a quelli che in questi anni cominciavano ad intravedere un fisiologico calo artistico della band. E la risposta, forte e vigorosa, è “vi sbagliate di grosso”.

“Forget” è infatti proprio quel tipo di disco che arriva al momento giusto per ribadire, come se in realtà ce ne fosse bisogno, le qualità artistiche di una band da sempre autrice di un suono, una poetica e un immaginario quanto mai originale, anticonvenzionale, peculiarissimo. Non sono poi così numerose le band in grado, come gli Xiu Xiu, di non cedere alla tentazione di abbandodarsi al vortice bulimico delle mode, dei suoni, dei trend del momento. Anzi, al trio californiano va riconosciuta una certa integrità nel percorrere un sentiero aspro, nel segno di una ricerca musicale mai scontata, mai banale, mai prevedibile – e questo nonostante qualche passo falso, come successo nell’ultimo periodo, più o meno da “Always” (2012) in poi.

Che “Forget” fosse un disco diversi da quelli che l’hanno preceduto lo si poteva immaginare, in fondo le avvisaglie ci sono state: i brani scegli per la promozione – “Wondering”, “Jenny GoGo” e “Get Up” – anticipavano buona parte di quello che si ascolta nel disco, e cioè quella miscela quanto mai riconoscibile di atmosfere dark e industrial distorte e filtrate con un ritrovato gusto pop, e molto più a fuoco che negli ultimi lavori. Sono brani in cui il massiccio uso di synth e percussioni sintetiche la fanno da padrone, creando affascinanti momenti stroboscopici, ansiogeni, claustrofobici. Emozioni ad alta intensità, amplificate ancora di più da un suono muscolare, nervoso, inquieto, che trova puntualmente catarsi perfetta e commovente in momenti di distensione rumorosa: succede nelle tre canzoni già citate, ma anche nella einsturzendeneubateniana “Queen Of The Losers”, in “Hay Choco Bananas”, dove il crooning di Jamie Stewart assume quasi i toni di un’invocazione, in “The Call”, che sembra prodotta dai Death Grips, e nella conclusiva “Faith, Torn Apart”, con uno spoken word disilluso e pungente.

Sensuale. Pulsante. Conturbante. Nero. Anche se probabilmente non riceverà le acclamazioni che ricevettero i primi album degli Xiu Xiu, “Forget” sarà, per chi lo ascolterà, un prezioso regalo. Inatteso, sì, e per questo ancora più memorabile.

80/100

(Enrico Stradi)