PORCELAIN RAFT, “Microclimate” (Factory Flaws / Volcanic Field)

Per Mauro Remiddi, “Microclimate” è senza dubbio il disco della maturità. 
Ad onor del vero, sarebbe meglio dire che rappresenta allo stesso tempo il capitolo (momentaneamente) conclusivo del romanzo di formazione di un artista romano quarantacinquenne, iniziato con i precedenti EPs e dischi in studio, e il diario di un viaggio che, cominciato a New York, porta Remiddi prima alle Barbados e a Bali e, infine, alla sua nuova “casa”, la California e il Big Sur (Big Sur, non a caso, è anche il titolo della traccia cardine del disco). Microclimate è, se vogliamo, la riappacificazione fra l’uomo e la natura, raccontata in musica.

Il disco, se da un lato mantiene i toni spiccatamente pop dei precedenti lavori e, grazie ad essi, esce in Italia per Factory Flaws (all’estero, invece, per Volcanic Field, label dello stesso Remiddi), dall’altro suona completamente nuovo. La palese novità nel suono deriva probabilmente dall’influenza che, in maniera più “prepotente”, l’ha plasmato, vale a dire quella del viaggio. C’è in “Microclimate” un insieme di melodie, di accostamenti tra pedal steel e armoniche, tra synth e pianoforti che rendono il disco arioso (non in senso strettamente musicale, badate bene) e lo legano a doppio filo con gli spazi e i panorami che l’hanno ispirato. Un esempio abbastanza palese è la già citata Big Sur: se avete percorso al volante della vostra auto la Route 101 che attraversa la regione o vi siete persi su una spiaggia isolata e dimenticata da Dio e da qualsiasi altra forma di essere vivente, vi sarà facile tornare in quei luoghi, in quei momenti (con la mente, se non altro) subito dopo aver ascoltato le prime note.

“Educate le vostre orecchie alla musica, trovate qualcosa che sia la vostra “unità di misura” per quando sarete in studio a lavorare su un disco” è stata la prima cosa che un tecnico del suono mi ha detto entrando nel suo studio di registrazione. 
Parlando di Porcelain Raft e della sua musica, viene spontaneo suggerire di fare vostro “Microclimate”, farne la vostra “unità di misura” per ogni qualvolta vi sia offerta l’occasione di riconciliarvi con il mondo che vi circonda.

80/100

(Giulia Capellini)