MAGNUS, “Where Neon Goes To Die” (Caroline/Universal, 2014)

magnusQuesto “Where Neon Goes To Die” è il secondo album dopo dieci anni per i Magnus di Tom Barman (essì, quello dei dEUS, non quell’altro che vi ha messo il limone nella Corona sulla spiaggia quest’estate) e del produttore Cj Bolland, side project consacrato alle atmosfere dance e all’electro-pop. In mezzo un ep e un cd di remix che forse qualcuno nel regno del Belgio ha ascoltato e apprezzato. Con i due simpaticoni questa volta ci sono degli ospiti di nome e calibro. Il più azzeccato di tutti è, manco a dirlo, David Eugene Edwards dei 16 Horsepower (ora Woven Hand o Wovenhand, ancora non ho capito se lo spazio ci sta). Poi c’è Tom Smith degli Editors, che canta nel singolo “Singing Man”. E ancora, Tim Van Hamel (dEUS, Eagles of Death Metal e Millionaire), Selah Sue e Blaya (Buraka Som Sistema)… Ma al di là degli amici e dei conoscenti chiamati a collaborare, la sostanza è maledettamente simile all’esordio del 2004. Dance con beat anni ’80, sexy-tune ed euro-house piana da fraintendimento storico.

Dovete sapere che il loro primo disco “The Body Gave You Everything” fu, almeno in patria, un successone esagerato. Roba che nel 2004 a Bruxelles si è ballato solo “Summer’s Here”, il pezzo portante di quell’album. Qua in Italia i fan dei dEUS, potete immaginarvelo, non la presero tanto bene, ma in questa decade ne è passata di acqua sotto i ponti, tanto che l’attesa per “Where Neon Goes To Die” si era fatta davvero concitata. Ormai siamo tutti electro-friendly. Pure il metallaro più ingiustificabile e ottuso del mondo va pazzo per Aphex Twin o fa finta di capire la differenza tra dubstep e 2step…

Nel nuovo lavoro i Magnus fanno, però, peggio di prima. Mettono fondamentalmente insieme electroclash, synth pop e new wave della peggior specie, plasmando la materia elettronica con melodie pop-glam e simil-francesi, pseudo-rap (“Catlike”) e alternative. Gli unici pezzi decenti sono il krautismo ballabile di “Regulate”, il singolone dark anni ’80 “Singing Man” e  la depechemodiana “Getting Ready” con la bella voce di David Eugene Edwards. Il resto è ciarpame che manco gli U2 di “Discoteque”…

39/100

(Giuseppe Franza)