THE NOTWIST, “Close To The Glass” (Sub Pop, 2014)

the-notwist-close-to-the-glassOtto album, una produzione più diradata negli ultimi anni, una band con la stessa passione per la musica del lontano momento d’esordio e, per questo, sul pezzo. Questi sono i Notwist nel 2014.

Otto (anzi nove) sono anche i minuti di “Lineri”, a dimostrazione che siamo di fronte a ben più di una prova di mestiere, anzi alla lodevole capacità di osare. Un tentativo che ancora una volta riesce ad essere piuttosto versatile in sede di scrittura dei brani e di arrangiamento, magari orientato più del solito verso un mood sintetico con l’apertura di “Signals”; ciò non toglie la grande importanza delle chitarre, che in “7 Hour Drive” tessono una trama oltremodo piacevole, tagliente il giusto ed in bilico tra Sonic Youth e Ride. “Close To The Glass”, singolo di lancio, appare come uno schizofrenico remix di qualcosa dei Radiohead di inizio duemila; “Kong”, di contro, è il pezzo più accattivante del lotto presentando un piglio da dancefloor – il Covo Club non se l’è fatto dire due volte e la suona sempre ad inizio serata, un giro di chitarra alla Belle And Sebastian che si irruvidisce nel finale con un momento di chorus ed orchestra “drogata” che mi ha ricordato i Kasabian.

“Casino” è l’altra pre-destinata, forse simile come risultato alle produzioni più note degli Snow Patrol ma imparentato al feeling prettamente acustico di perle dei precedenti album dei Notwist (“Steppin’ In” rimane nella categoria canzone-bozzetto, pur essendo carina); c’è anche il collage avvezzo ai nuovi producer elettronici (Flying Lotus?) quale è “From One Wrong Place To Another”.
Un’ ultima considerazione si può spendere per “Run Run Run”, che riporta l’ambizione dei quattro bavaresi ai livelli del loro capolavoro “Neon Golden”: magnetica dalle molteplici soluzioni ritmiche e melodiche nella prima parte, liberatoria in quel minuto finale perfetto, da insegnare all’università.

I Notwist fanno i Notwist, e non si poteva chiedere di meglio. Quando alle spalle ci si lascia passaggi indimenticabili si può comunque restare unici, e alle volte stupire.

78/100

(Matteo Maioli)

30 Aprile 2014