E’ in libreria da alcune settimane, pubblicato dall’editore romano minimum fax nella sollana Sotterranei, l’ultimo romanzo della scrittrice americana Dana Spiotta, “Versioni di me”. Ne parliamo perché si tratta di un romanzo di ambientazione rock come se ne trovano di rado. “Una meditazione quasi onirica sulla fama e il successo, la tecnologia e l’immaginazione“, l’ha definito la collega Jennifer Egan; “Versioni di me è un romanzo rock’n’roll che non ha uguali“, sono invece le parole di Thurston Moore, uno dei più grandi fan della Spiotta. Perché dubitare di Mr. Sonic Youth?
Al centro del romanzo Spiotta mette la figura di Nik, chitarrista e cantante che in gioventù ha sfiorato il successo e ora, a cinquant’anni, decide di ritirarsi dal mondo. Prima di farlo però si confeziona ossessivamente una falsa biografia, fatta di ritagli di giornali, recensioni, interviste, tutte rigorosamente fake. “Versioni di me”, parlando del rock’n’roll, parla anche della mitologia e soprattutto della memoria. E’ un romanzo visionario e post-moderno, alla maniera di “Great Jones Street” di Don DeLillo, altro illustre fan della Spiotta.
La figura di Nik rimane impressa nel lettore per la sua creatività, per il suo ego e per la sua carica autodistruttiva, una singolare via di mezzo tra artisti off come Alex Chilton, Emitt Rodhes e Scott Walker.
Dana Spiotta “Versioni di me”
(minimum fax, 2013 -249 pag. 16 €; traduzione di Francesco Pacifico)
(Federica Baccini)
14 maggio 2013
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