YO LA TENGO, “Fade” (Matador, 2013)

In “Fade” è riassunta tutta l’irripetibile carriera degli Yo La Tengo. La band del New Jersey presenta ancora una volta materiale di prima qualità, questa volta più ragionato del solito, vuoi per la presenza in cabina di regia di John McEntire o per il desiderio di accontentare le enormi aspettative createsi in quattro anni di assenza, non saprei dirlo. Basta però premere il play del lettore che la progressione sonica di “Ohm” fuga ogni dubbio: Georgia, Ira e James sono tornati, in grande stile.

Missione compiuta dunque. Pur rinunciando a qualcosa, nella fattispecie alla dilatazione strumentale e ai pezzi fiume che chiudevano spesso e volentieri i loro ultimi lavori. La qualità non ne risente, anzi. “Is That Enough” gioca sui magnifici arrangiamenti per archi presenti nell’ultimo “Popular Songs” muovendosi tra alt-country, pop ed easy listening; “I’ll Be Around” è un quadretto bucolico degno di artigiani del mestiere d’oltreoceano quali Jimmy Page e Stuart Murdoch. La conclusiva “Before We Run” può aspirare al ruolo di instant classic della raccolta per il suo crescendo epico e morriconiano in cui Georgia Hubley recita versi carichi di speranza ed ideali.

Prendiamoci per mano, iniziamo a cantare e scappiamo dalla fine, da quel posto: come dire, la profezia dei Maya non si è avverata ma questa crisi globale la sentiamo eccome e dobbiamo affrontarla con tutte le nostre forze. Altri apici di “Fade” sono l’up-tempo “Stupid Things” e la cinematica “Two Trains”, brani liquidi e dalla forte matrice emozionale che rappresentano in pieno il senso di dissolvenza intrinseca all’album. Musicalmente poi sono esaltanti, laddove le trame chitarristiche di Ira Kaplan a metà tra jingle-jangle e wah wah si fondono al fascinoso tappeto sonoro creato da basso e batteria. Ciò che definirei il marchio di fabbrica degli Yo La Tengo.

Menzione a parte per “Paddle Forward”, rock isolato e senza fronzoli che strizza l’occhio a R.E.M. e Pavement. In effetti si avverte la mancanza di un pezzo dal tiro poderoso in stile “Cherry Chapstick” o “Sugarcube”, una nuova bomba pronta ad esplodere in tutto il suo fragore dal vivo. Ad ogni modo siamo certi che quando li rivedremo sul palco saremo già innamorati delle nuove canzoni dei Nostri, perché restano un modello insuperabile per le nuove generazioni.

78/100

(Matteo Maioli)

11 gennaio 2013

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