“Il Nuovo Mondo”, Il Teatro degli Orrori, il primissimo ascolto

Impressioni fugaci, molto fugaci e probabilmente erronee, del primissimo ascolto del nuovo disco de Il Teatro degli Orrori, in uscita oggi 31 gennaio 2012. In presa diretta. Poi la recensione nei prossimi giorni, con calma.

01. Rivendico
Batteria tamburellante. “Posso ancora fidarmi di te?”. Basso spaccastomaco. Qui ci siamo, sono loro.

02. Io cerco te
Questa la conoscete già. Suono transistor, ma ci piacciono i cambiamenti oculati. “Roma Capitale, sei ripugnante, non ti sopporto più”. Hit fin da subito, lo si era capito.

03. Non vedo l’ora
Quand’é che la si poga? Istinto immediato. “Porto via con me la fame e la miseria / di un Paese che non gode ormai di fortuna alcuna, nessuna”. Allora, quando la si poga? Non vedo l’ora!

04. Skopje
Altra hit. “Non posso fare a meno di voi!”. E che finale con la chitarra in levare!

05. Gli Stati Uniti d’Africa
Marimba. Il ritornello convince poco, ma lo stacco subito ripaga di tutto. La variazione african-oriented no, però.

06. Cleveland – Baghdad
Armonie arabe un po’ forzate. Vuole essere un lento rock alla CSI? “Mi manca la neve rappresa nei cigli delle strade”. Violini. Non male, ma l’impressione è che si perdano un po’.

07. Martino
Inizia con un racconto che prende, immagine rubate al loro immaginario: “Era figlio di un semplice operaio, la sua storia è molto breve, i suoi capelli erano neri come la notte che cova sciagure. Aveva solamente due amici, Sergej, un gatto vecchio e sordo e Antonio Gramsci se ne stava incorniciato alla parete, come al solito”. Ottima.

08. Cuore d’oceano
Esperimento elettronico con Caparezza. Ha senso? Probabilmente no. Stacco dopo il 2° ritornello interessante. Da riascoltare per capire bene.

09. Ion
Un lentone lamentoso che non va da nessuna parte.

10. Monica
Ennesimo lentone, verrebbe da dire ebbasta.

11. Pablo
L’ispirazione inizia a latitare. “Sembra nessuno, ma parla con gli angeli”. Finale con gli archi da salvare.

12. Nicolaj
Riff strasentito. “Gli anni passano, io sono ancora qui. Tu, sempre vicino a me”. Noi però vogliamo andare lontano da ‘sta canzone. Basta schiacciare il tasto skip.

13. Dimmi addio
Epica e parlata, da brividi.

14. Doris
Mmmmmhhhhh… Cos’è? Stanca. Fuori tono. Fuori gioco. Non pervenuta.

15. Adrian
Atmosferica. Riff di basso alla Goblin. Questo è teatro, con la t minuscola. Ci sta. Una murder ballad.

16. Vivere e morire a Treviso
“Dormi. Sveglia. Mangia. La notte porta consiglio”. Poche frasi che sembrano quelle di una madre ad un figlio. “I figli, si sa, hanno altro a cui pensare, non sanno niente di te. Del resto, nemmeno io ti ho mai capita fino in fondo”. Non è facile dedicare qualcosa alla propria madre, ma in questo momento ce la immaginiamo, la madre di Capovilla, ripiegata a sistemargli la coperta fino al mento. Sempre lì, a Treviso, un’intera vita. Vite da raccontare, così.

(Paolo Bardelli)

31 gennaio 2012

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