Il tempo sembra essersi fermato.
Jeff Mills, androide detroitiano della prima ora, con “Sleeper Wakes”, conferma modi e tempi di una techno cresciuta con lui e capace di mantenere, sempre, un distacco tale dalle mode e dagli ambienti circostanti da poter essere definita, prima come adesso, “classica”.
L’ascolto ha inizio con gil undici minuti e mezzo di “Eve /Crab Nebula” nei quali ritroviamo la parte ineffabile di Mills, la techno ambientale, ciclica, che descrive piacevoli stati d’animo ansiosi. La cassa entra in “Space Walk”, facendosi minacciosa in “Radiation Storm” fino alle morbide battute di “Oxide Garden”. Ancora suggestioni ambientali che si trasformano in pulsazioni (“Satellite Retrieval / Occurrence”), straniamento (“The Visitor”), linee che descrivono paesaggi lunari (“From Beyond The Star”, “Metaphysical Reaction”).
Insomma, in “Sleeper Wakes” è ancora possibile riconoscere i tratti di un mondo, di un suono cupo e pulsante, di comprendere l’universo di Mills nel suo lato più facilmente ascoltabile. Non ci sono per questo “mostri” ad elevato numero di bpm come nei capitoli della serie “Waveform Transmission”, dove il lato violento del suono techno si manifestava in tutta la sua ossessività.
Il tempo, come detto, sembra essersi fermato e questo non ci dispiace affatto.
La pellicola si concentrerà sui primi anni di carriera del cantautore statunitense
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