THE CORAL, Roots And Echoes (Deltasonic, 2007)

Sono timidi, i Coral. Dei bravi ragazzi. Questa è la storia di sette amichetti, Messa alla domenica, tutti i compiti fatti, ripassatina degli Anni Sessanta (neanche a dirlo) e a letto presto. All’inizio erano dei ragazzi un po’ vivaci, il loro primo album omonimo (2002) trasudava di magica irrequietudine al di sotto di quella facciata da secchioncini che suonavano la musica dei loro vecchi come dei figli diligenti di musicisti falliti. E piacevano alle ragazzine cool della città, Hoylake, vicino a Liverpool (e ci siamo già intesi, no?), ma anche a quelle più alterno, quelle con un sacco di piercing.

I genitori li riprendono un po’ per quel loro splendido pattinare veloci sul ghiaccio sottile e loro allora fanno un album educato, acustico, un po’ didascalico come “Magic And Medicine” (2003). Sono dei bravi ragazzi, l’avevamo detto. Poi si stancano. Vaffanculo alle buone maniere, i pedalini della distorsione avevano preso polvere e ciò non è bello. “The Invisible Invasion” (2005) ne è il risultato, non un album “tirato” ai massimi livelli, certo, ma uno di quei cd senza timori reverenziali nei confronti di niente e nessuno.

Evidentemente nel 2007 i Coral si devono essere pentiti, ancora una volta. Deve aver prevalso il loro animo caritatevole, benevolo, stucchevole. Fine della storia, siamo ai giorni nostri e terminano le metafore.
In concerto a Ferrara nel luglio scorso il volume era stranamente basso, loro un po’ arrendevoli (anche se nel complesso il live era gustato eccome…) e si era pensato ad un piccolo sabotaggio dell’organizzazione per farli sfigurare nei confronti dei meno dotati Arctic Monkeys. Invece no, “Roots And Echoes” ripropone i Coral in versione soft, in un folk accondiscendente e troppo poco incazzoso, con un disco che più Sessanta non potrebbe suonare. Tutto vintage negli studi di Noel Gallagher dove hanno inciso (gli Wheeler End Studios a Londra), il che è perfetto si figuri, la gradevolezza è una sensazione che vorremmo vivere più spesso. Ma a volte non ci basta.

Da chi ci può dare cento non ci accontentiamo di quaranta, con lui ci incazziamo. Con i Coral è lo stesso, sappiamo che possono andare oltre alla pura didascalia e ci dispiace vederli all’opera con la semplice nostalgia. Non conosciamo per motivi anagrafici tutta la produzione del decennio dei Byrds ma siamo certi che ci sono centinaia di dischi come questo. Uguali a questo. Perciò: troppo semplice il singolo “Jacqueline”, troppo zuccherose le ballads come “Not So Lonely” e “Cobwebs”, un paio potrebbe essere rock da far paura (“Who’s Gonna Find Me”, “She’s Got A Reason”) e invece non graffiano. C’è una canzone meravigliosa, ipnotica, una di quelle che ti fanno fare la fine del maniaco nel rimetterla su di continuo (“Music At Night”) ma è l’unico episodio davvero memorabile del disco.

Melodicamente “Roots And Echoes” non si discute, non è quello il piano su cui stiamo criticando l’ultima fatica del gruppo inglese, nel complesso l’abbiamo ascoltato piacevolmente più e più volte. A noi i Coral garbano parecchio e ci garba anche questo album. Ma non è questo il punto. Anzi, l’abbiamo trovato il punto, leggete qui:

Dal Myspace dei Coral:
INFLUENZE: The Beatles, Oasis, The Beta Band, Love, Burt Jansch, Captin Beefheart, Pink Floyd, The Smiths, The Everly Brothers, The Verve, Can, Frank Sinatra, Wendy and Bonnie, Nick Drake, Van Morrison, The Yardbirds, The Who, The Byrds, The Flying Burrito Brothers, Gram Parsons, The Doors, Jimi Hendrix, 13th Floor Elevators, The Beach Boys, Serge Gainsbourg, Willie Nelson, Bob Dylan, Burt Bacharach, Nina Simone, Billy Holiday, Sam Cooke, Marvin Gaye, Johnny Cash, The Four Tops, Elvis Presley, The Ronnettes, The Super Furry Animals, Supergrass, Frank Zappa and the Mothers of Invention, Shack, The Strands, The Pale Fountains, Echo and the Bunnymen, Teardrop Explodes, The Small Faces, Neil Diamond, Them, Frankie Lymon And The Teenagers, Smokey Robinson, David Bruebeck, Miles Davis, John Coltrane, Gorky’s Zygotic Mynci, Dr Dre, Geogie Fame, Dion DiMucci, Lalo Schiffrin, Ennio Morricone, Scott Walker, Trini Lopez, Andy Williams, The Rolling Stones, The Kinks, Neil Young, Jack Nietzsche, The Supremes, Cream, Chuck Berry, Bob Marley, David Bowie, West Coast Pop Experimental Band, The Jam, Madness, Lee ‘Stratch’ Perry, Tony Bennet, Woody Guthrie, Hank Williams, Kraftwerk, David Axelrod, Dusty Springfield, Nat King Cole, Nelson Riddle, Jake Thackray, Leonard Cohen, Richie Valens, Eddie Cochran, Paul Weller, Andy Votel, Phil Ochs, Jackie Wilson, Phil Neil, Johnny Rivers, Ray Charles, James Brown, Little Richard, Richard Hawley, Gene Kruper, Bernard Purdey, Buddy Holly, The Specials, Simon & Garfunkle, Nat King Cole, Tom Waits, The Faces, Led Zepplin, George Formby, Sly & The Family Stone, Glen Miller, The Band, John Williams, Buffalo Springfield, H.P. Lovecraft, H.G. Wells, Earnest Hemmingway, M.R. James, Jack Kerouac, Harold Pinter, Sir Aurthur Conan Doyle, Robert Louis Stevenson, Edgar Allen Poe, Barry Hines, De Quincy, Oscar Wilde, George Orwell.

Cercare di essere se stessi no, eh?

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *