NANCY ELIZABETH, Battle And Victory (Leaf, 2007)

Ormai con l’ora solare ci si è immersi nell’ennesimo autunno. In queste lunghe e buie giornate ci vorrebbe qualcosa che scaldasse l’animo, i camini – si sa – nei nostri monolocali di città non ci sono più, e non ci è dato di poter passare la serata a fissare il fuoco per poi andare a letto presto, molto presto.

Ci vorrebbe una musica che scaldasse il cuore, e cosa ci può essere di meglio delle trame celtiche di una musica che echeggia età contadine, che sembra composta apposta per essere essa stessa campo coltivato? Ecco, con Nancy Elizabeth sembrerebbe proprio di aver raggiunto quel porto sicuro: arpa, voce d’angelo stile Sinéad O’Connor, chitarra acustica delicatamente arpeggiata da mani candide e affusolate. Mancherebbero solo le castagne su quella pentola che in Romagna si chiama “brusadén” o in Sicilia “caliaturi”, insomma la pentola traforata, e voilà, spirito ritemprato! E invece… non lasciamoci prendere per il naso. A me non va. Il lieve pizzicare celtico di Nancy Elizabeth (Cunliffe è il suo cognome) annoia, e lo dice uno che se si trasferisse all’estero andrebbe in Irlanda. Gli ascolti ripetuti di “Battle And Victory” non colpiscono, quindi si indaga. Innanzitutto dietro quella faccia musicale similmente irlandese c’è una ragazza del Lancashire, che se si guarda su Google Maps non è nella terra di Joyce ma nell’Inghilterra del Nord-Ovest. E già qui iniziamo a smascherare qualcosa.

La tipa non sembra sincera, e dietro alla sua proposta – inseguita dalla Leaf probabilmente solo perché è esistita Joanna Newsom – si cela un progetto buttato nel calderone indie solo perché adesso funziona così. Dieci anni fa sarebbe finita negli scaffali attigui ad Enya o più probabilmente nei cataloghi della musica da rilassamento con sotto la didascalia: “L’energia spirituale che irradia da questa musica è quella della pace e dell’amore. Le raffinate composizioni offrono nutrimento per l’anima e per il corpo. Ottima per lo yoga.” (se leggessi una presentazione del genere – e ci sono! – ritirerei fuori immediatamente gli Iron Maiden da sotto i quintali di polvere dove giacciono).

E invece ci si trova al cospetto di tutte queste canzoni con l’arpa piuttosto insignificanti (“I’m Like The Paper”, “Off With Your Axe”, “Lung”), tra le quali si possono salvare solo le cose leggermente più movimentate (“I Used To Try”) o più stranianti (l’organetto sghembo di “Coriander”). Ci ho provato, molte e molte volte, ma niente: “Battle And Victory” sono quattordici canzoni che si trascinano lentamente come uno zoppo con una gamba di legno. Secondo me Nancy Elizabeth è un impostore, tutto qui, uno spaventapasseri.

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