FEDERICO AUBELE, Panamericana (ESL / Audioglobe, 2007)

Di Federico Aubele abbiamo sentito parlare per la prima volta nel 2004, quando l’uscita del suo “Grand Hotel Buenos Aires” (ESL) veniva spinta con una discreta “potenza di fuoco”. Sponsorizzato dai Thievery Corporation, che lo producono sulla loro ESL (Eighteenth Street Lunge Music), si presentava già come continuatore di tutta la tradizione del suono che unisce sfondi dub, sfumature etniche e tessiture downtempo.
“Panamericana”, in effetti, non è altro che questo: un delizioso quadretto di liriche argentine incastonate su basi ibride sospese tra elettronica e strumenti tradizionali. L’anima di tutto il lavoro si materializza prevalentemente nella perfetta simbiosi tra la voce di Natalia Clavier e i suoni elaborati da Aubele.
Impossibile negare che questo album sprigioni diversi profumi familiari agli amanti del genere. Non solo in Shantel, Trio Elétrico, Kid Loco e Thievery Corporation possiamo rintracciare alcuni dei riferimenti più immediati da associare all’ascolto di “Panamericana”; in queste 13 tracce troviamo anche piccoli assaggi di quell’aroma gitano tipico di formazioni come “Les Negresses Vertes”.

Uno dei punti di forza di questo suono è certamente rappresentato dall’immediatezza pop che lo caratterizza; “Tan Dificil” è serenità e travaglio insieme, “La Esquina” una serenata dub, “Maria Jose” sembra uscita da “The Richest Man In Babylon” dei Thievery Corporation (ESL, 2002). “Las Canciones” si sviluppa intorno alla voce solida e struggente di Amparo Sanchez, mentre Federico Aubele e Natalia Clavier si alternano perfettamente nelle parti vocali in “Tan Dificil”. “La Orilla” e “Corazon” sono un invito alle danze, “Este Momento”, cantata da Vernie Varela, è latin-downtempo. “Lluvia” è dolce ed eterea, echi dub e percussioni si fondono in “Su Melodia”.

Ascoltabile e riascoltabile, consumabile, farà parecchi giri dentro al vostro lettore. Alla lunga potrebbe rivelarsi niente di più di un piacevole e nemmeno troppo originale sottofondo, ma, al primo impatto, “Panamericana” appare davvero come un album ben programmato, ben suonato, ben cantato e semplice. Semplicemente accattivante.

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