MILOSH, Meme (Plug Research, 2006)

Dimenticatevi i concept album alla “The Wall”, un po’ pretenziosi, un po’ mastodontici, un po’ enormi. Ecco a voi il mini-concept che tutti avrebbero potuto comporre: l’“epopea” che parte dall’essere scaricato da una donna e arriva ad un nuovo amore passando per esperienze di rapporti di sesso casuali. Questo vuole essere “Meme” di Milosh, artista canadese che con il suo primo album “You Make Me Feel” era stato inserito nei Top 10 Electronic Album di iTunes del 2004. Geniale. Peccato che già tutti gli artisti di sempre si siano approcciati con l’argomento, ma forse – per pudore – nessuno aveva pensato di farci un concept. Diciamo forse perché non possiamo escludere che Venditti o Battisti lo abbiano fatto, ignoriamo.

Per il resto pacca sulla spalla a Milosh, bravo, “Meme” è confezionato giusto, coi suoni giusti (a parte i rullanti che sarebbero stati antichi anche per gli Snap), con l’incedere giusto. Peccato ancora una volta che di questa estetica glitch ormai se ne abbia piene le tasche. Se anche un album come “The Eraser” di Yorke un po’ stanca ci sarà un motivo. È come per il NAM agli inizi del 2003: subissati per un paio d’anni di gruppi che suonavano la chitarra acustica anche in bagno, arrivò il momento di saltare a pié pari le prove del nuovo gruppettino alla Turin Brakes o Sodastream di turno. Ormai – ci pare – è giunto il momento di fare altrettanto con questa elettronica minimale ineccepibile che ci sembra sempre di più inequivocabilmente senz’anima.

Certo, canzoni come la strumentale “Instrumental” (che fantasia, eh?) sono piacevoli da ascoltare per verificare che i Boards Of Canada sono avanti cent’anni, l’iniziale “It’s Over” interseca bene le voci e la successiva “Falling Away” ottiene uno strano e interessante risultato di suonare vagamente Manhattan Transfer, ma preso nel complesso “Meme” risulta un album più che superabile. In attesa del prossimo che cercherà di venderci in cd il suo diario personale modello Quattordicenne Alle Prese Con Il Sesso Opposto, perché ci sarà, statene certi. A meno che all’ultimo non decida di aprire invece un blog su internet per raccontarcelo. Magari.

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