MY LATEST NOVEL, Wolves (V2, 2006)

Oltre il Vallo d’Adriano si sono ormai abituati a confezionare solo musica di qualità, lasciando agli odiati inglesi il teatrino delle continue sfilate di next big things, il più delle volte velocemente dimenticabili. La scena di Glasgow ci regala invece, da oltre un decennio, produzioni di livello mediamente elevato, trainata da formazioni rinomate a livello mondiale. L’esordio in lunga durata del quintetto guidato dai fratelli Chris e Barry Deveney si rivela ricco di episodi di notevole impatto per gli accurati arrangiamenti e la varietà tematica (anche all’interno di una stessa canzone). L’ingrediente principale è il folk, sostenuto da una batteria che alza il ritmo e lunghe trame di violino che rapiscono, al punto che il tedioso NME li ha già definiti gli Arcade Fire di Scozia… affermazione che va a svantaggio dei nostri crociati di Sant’Andrea.

La open track “Ghost in the Gutter” si inquadra subito in quest’estetica bohemian e soprattutto epica, come testimonia la successiva “Pretty in Panic” dove la violinista Laura Mc Farlane ispira l’intero incedere. Colpisce la filastrocca di “The Job Mr Kurtz Done”, dove lo xilofono accompagna la parlata scottish di Chris (non avete dimenticato “Space Boy Dream” e la voce di Stuart David, vero?) La vetta più alta si raggiunge però nella seguente “Sister Sneaker, Sister Soul”, sei minuti di estasi in cui è racchiusa tutta la sensibilità del Nord della Gran Bretagna: voce nostalgica, melodia che trasporta dritti nelle Highlands, finale in un crescendo maestoso di piatti e violino. Ma la magia non finisce qui: accanto alla orientaleggiante “When We Were Wolves”, il folk più minimale di “Wrongfully I Rested” e un finale dai toni più smorzati e calmi ma non meno ispirati della conclusiva “The Reputation of Ross Francis”. Kilts, Bagpipes and Beers, please.

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