BOB MOULD, Body Of Song (Cooking Vinyl / Edel, 2005)

Certo che non dev’essere facile essere Bob Mould. Immaginate uno che ogni giorno si sveglia e ripensa al fatto che vent’anni fa scriveva capitoli di storia con gli Hüsker Dü. “These Important Years” è un’eredità con cui è meglio non scherzare. Per certi versi però, è comunque apprezzabile il tentativo del Nostro di rimettersi in gioco dopo tutto questo tempo, dopo un’accolita di album per lo più mediocri e con un passato ingombrante come i suoceri a Natale.

Poi invece, dopo la lacrimuccia nostalgica e i buoni sentimenti, arriva il momento della musica ed è lì che si comincia a soffrire. Il disco è semplicemente una merda: canzoni sciatte e assolutamente prive di ispirazione sporcate da orrendi campionamenti synth-pop, da assurdi riverberi artificiali (e noi idioti che ancora ci sogniamo di notte la chitarra scintillante di “Warehouse: Songs And Stories”), da arrangiamenti plasticosamente elettronici che rimandano ad un immaginario e terribile incontro col Boosta nazionale e – per concludere un bellezza – un imbarazzantissimo vocoder. Avete capito bene. Il vocoder. Dico, ma siamo scemi? Negli anni ’80 tre sfigati di Minneapolis hanno ridato vita al punk (chiamatelo come cazzo volete, parlo di quella roba lì) e ora il cantante se ne esce con la voce alla Cher? Queste sono cose che fanno male al cuore.

E sì che da amante degli Hüskers ho provato a salvare il salvabile: come l’iniziale “Circles” – posta furbescamente in apertura – pezzo di impatto e intuizione notevoli, la tradizionale “Underneath Days” o l’abrasiva ed efficace “Best Thing” (canzone che ti fa credere di essere tornato agli anni d’oro tanto da ammettere che un certo brividino è scattato). Ma quando dall’altra parte della bilancia abbiamo delle tamarrate della risma di “Always Tomorrow” e “(Shine Your) Light Love Hope” non c’è dubbio su quale peso sia il maggiore. È difficile passare indenni attraverso musiche che saremmo più abituati a sentire suonate da un Marc Almond o – facendo i buoni – dai New Order, ma è ancora più duro constatare che quello che manca in “Body Of Song” sono soprattutto l’ispirazione, le canzoni e la rabbia. Gli elementi che avevano reso Bob Mould qualcuno di speciale, uno dei nostri. Uno che purtroppo ora non c’è più.

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