VAN MORRISON, Magic Time (Universal, 2005)

La quasi quarantennale carriera di Van Morrison non è certo priva di prove sorprendenti, ma da un paio di album a questa parte l’irlandese si è rivelato poco propenso a stupire. Detto ciò, il nuovo “Magic time” è tutt’altro che piatto o noioso e offre numerosi spunti di riflessione: innanzitutto la voce rimane unica, un vero marchio di fabbrica, e la band è strepitosa e affiatata (sono tutti musicisti di formazione jazz che suonano con Morrison da lungo tempo).

La tendenza a rinnovarsi poco o nulla è però comunque presente, qui testimoniata dalle tre cover in scaletta, delle quali nessuna successiva agli anni ’50: “This love of mine” e “Lonely and blue” fanno parte del repertorio di Frank Sinatra e vengono reinterpretate senza particolari sconvolgimenti, mentre in “I’m confessin’”, bonus track dell’edizione limitata che si ricollega addirittura agli anni ’30 e a Rudy Vallee, primo crooner della storia, Van mette in mostra una voce pastosa, duttile, d’altri tempi.

C’è poi il Morrison autore, che è tutto un altro ascoltare. Da un lato se in alcuni brani sembra voler staccare il piede dall’acceleratore e inserire il pilota automatico, come gli accade spesso ultimamente, dall’altro dimostra di avere ancora parecchia benzina nel serbatoio: “Celtic new year” è una pregevole ballata che descrive la lontananza dal paese natio, “The lion this time” è semplice e brillante, “Magic time” potrebbe essere uno splendido standard jazz e sottolinea l’atmosfera malinconica e riflessiva dell’album. Il vero capolavoro è “Just like Greta”, un brano degno di una “Madame George” o una “Ballerina”, un’amara riflessione sull’isolamento e sulla solitudine, che fa pensare al carattere scontroso dell’autore, che proprio prima dell’uscita di “Magic time” aveva interrotto bruscamente il rapporto con la Blue Note per passare alla Universal. Al difficile rapporto con l’industria musicale sono dedicate le ultime due composizioni, dai titoli emblematici: “They sold me out” e “Carry on regardless”.

Insomma, niente “settimane astrali” o “danze lunari”, ma ordinaria amministrazione e qualche gemma nascosta da parte di un grande autore al quale piace più confermare che sconvolgere.

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