THE STROKES, Room On Fire (RCA, 2003)

Ecco il tanto sospirato secondo album degli Strokes. Chi li ha amati per il folgorante esordio “Is This It”, dopo aver ascoltato queste tracce vedrà rafforzate le proprie convinzioni. Gli Strokes suonano diretti ed essenziali come sempre, concisi, trentatre minuti per undici canzoni, come deve essere il rock’n’roll.

Il loro fascino è sempre intatto, la voce un po’ slabbrata di Julian Casablancas, un suono di chitarre ruvide e vellutato insieme che richiama Velvet Underground e Stooges, certo, ma anche i Guided By Voices, New York sempre sullo sfondo. E soprattutto quella sensazione ineluttabile che siano la cosa più eccitante in circolazione, nonostante tutte le chiacchiere fatte in questi due anni su di loro.

Quando si arriva alla musica “Room On Fire” dimostra il valore dei cinque musicisti di New York. Riprendono giusto da dove avevano lasciato il discorso con “Is This It”, con due splendide scosse di energia intitolate “What Ever Happened?” e “Reptilia”, due canzoni intense che lasciano senza respiro, dove mostrano come l’ispirazione che li ha lanciati sia ancora ben viva.

Poi propongono qualche deviazione verso territori meno torridi.
Innanzitutto ecco “12:51”, tanto melodiosa eppure con un tocco di bassa fedeltà che sembra accrescerne il fascino. E poi “Between Love & Hate” con quel delizioso ritmo in levare del ritornello che ricorda i Clash, e “The End Has No End”, con un crescendo micidiale. E come sempre grande rock’n’roll ruvido e appassionato, “You Talk Way Too Much”, “The Way It Is” e “I Can’t Win”, senza fronzoli, con un suono asciutto e irruente e un’urgenza che non lascia scampo.

Anche se a qualcuno non piacerà “Room On Fire” conferma che gli Strokes sono una splendida realtà.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *