Bjork, Arena di Verona (6 giugno 2003)

di Ciccio Pasticcio

TAS61: MOSCOW, RUSSIA. JULY 17. Well-known singer of Iceland, Bjork pictured at her single concert in MoscowThursday, on July 17. (Photo ITAR-TASS / Anton Denisov) —– ТАС 60 Россия. Москва. 17 июля. Первый и единственный концерт дала сегодня в Москве знаменитая исландская певица Бьорк (на снимке). Фото Антона Денисова (ИТАР-ТАСС)

La zona intorno all’arena è gremita, fans venuti per il concerto, turisti in visita alla città di Romeo e Giulietta, veronesi che si gustano l’aperitivo o che fanno una passeggiata in bici si mescolano, sento il discorso tra due vecchietti che si chiedono chi sia Bjork: “ma eo chi? un tosato o una tosata?” risposta “boh, ma sarà qualcun bravo varda quanta gente che riva” o altri di fans che si chiedono invece chi sia questo Soft Pink Truth che dovrebbe aprire il concerto.

Nel frattempo si sono fatte già le 21, è il momento di entrare. Per prima cosa scopro che Soft Pink Truth non è altro che uno dei due Matmos, spetta a lui introdurci alla serata con i suoi suoni elettronici, l’Arena si sta ancora riempendo e l’attenzione per il dj americano non è ai massimi livelli. Sotto un fascio di luce fucsia si agita e ci fa ascoltare la sua musica (riconosco un pezzo dei Kraftwerk e poco altro), missione compiuta dignitosamente; orecchi e cervelli iniziano a sintonizzarsi su quelle frequenze che ci accompagneranno per tutta la serata.

Alle 21.45 si inizia a fare sul serio, Bjork sale sul palco preceduta dall’ottetto di archi islandese, i Matmos, questa volta al completo, e Zeena Parkins all’arpa. Bjork è di poche parole e lascia parlare le canzoni, si comincia con “Pagan Poetry”, l’arpa di Zeena è in primo piano e rispetto ai dischi in studio l’elettronica è molto più graffiante. Il secondo pezzo è “5 Years” in una versione molto diversa dal solito, gli archi e la voce del folletto islandese seguono il passo sincopato che Zeena, passata momentaneamente all’armonica, crea. L’esperimento riesce perfettamente.

Si continua con la marcia elettronica-militare di “Hunter” per poi passare al primo pezzo inedito, “Desired Constellation”, presumibilmente lo ascolteremo su “The Lake Album”, il nuovo disco che dovrebbe uscire in autunno. Bjork in questo caso si fa aiutare dalle immagini che scorrono nel maxischermo dietro di lei. La canzone mi lascia un po’ spiazzato all’inizio, sembra di sentire sonorità rock che da “Post” in poi erano state completamente dimenticate, e invece la traccia nel suo proseguo torna su suoni tradizionalmente bjorkiani mentre nello schermo compare un cielo che si riempie pian piano di stelle a formare costellazioni che ruotano, ballano appaiono e scompaiono, brillano. Bello davvero il filmato e bello anche il pezzo, un buon biglietto da visita per l’album in arrivo.

E’ poi la volta di “All is full of love” e di “Joga” che, come prevedibile, infiamma il pubblico. Quello che non era prevedibile sono le lance di fuoco che sputano in aria fiammate dal palco seguendo la musica e i fuochi d’artificio che esplodono in cielo, un po’ pacchiani, ma il pubblico gradisce.

Pur cantando su buoni livelli la voce di Bjork non sembra proprio al massimo. L’artista non si lascia molto andare in acuti e virtuosismi che in passato eravamo abituati a sentire, il suo zompettare per il palco sembra un po’ più imbarazzato del solito, anche la comunicazione con il pubblico si limita a qualche grazie in risposta a scrosci d’applausi.

“Generous Palmstroke” (una b-sides di “Vespertine”) è il momento dove Zeena può mostrare la sua bravura, la trama creata con la sua arpa è una rete, Bjork vi si arrampica senza esitazioni, l’effetto è molto gradevole, sicuramente uno dei momenti migliori dello spettacolo.

“Nameless” è un altro pezzo nuovo, il sound è decisamente più vicino a “Vespertine” del precedente inedito. Nello schermo scorrono immagini di un brodo primordiale dove creature improbabili come polipi-mani, fluttuano sfiorandosi. Anche Bjork sembra immersa in quel brodo, un po’ distante dal pubblico, immersa nel suo mondo che ci fa vedere solo da lontano lasciandoci a volte avvicinare ma mai così tanto da poterlo toccare.

“An echo a stain” ci riporta su temi conosciuti, la dolcezza di “You’ve been flirting again”, cantata in islandese, ci introduce “Isobel” ed iniziano nuovamente gli effetti speciali. Ancora fiammate e giochi pirotecnici, il pubblico è tutto in piedi e accompagna battendo le mani. Arrivano “Hairloom” e “Nature is ancient” (una b-sides che non aveva trovato posto in “Post”) che introducono il gran finale, “Hyperballad” fa alzare nuovamente la gente in piedi, la voglia di muoversi e di ballare è tanta, ma i gradoni dell’arena frenano un po’ il pubblico, ancora fuochi d’artificio che sottolineano i momenti topici, si intuisce che lo spettacolo sta scivolando via verso il gran finale. “In Our hands” e “Pluto” vengono suonate in una versione che si avvicina alla tecno-dance, la gente non si trattiene più e questa volta gli abbozzi di ballo diventano meno timidi, l’atmosfera è elettrizzata, la platea è interamente trascinata dalla note incalzanti dei Matmos.

Gli artisti lasciano il palco proprio sul più bello per poi tornare dopo pochi minuti per i il classico encore, si nota un po’ troppo che è tutto programmato, la cantante islandese non si fa trascinare dalle richieste del pubblico e decide di congedarsi secondo copione con “Bachelorette” e “Human behavior” (l’unica canzone tratta da “Debut” della serata). Ancora applausi e entusiasmo.

Quando Bjork si inchina, ringrazia e se ne va l’arena rimane un po’ perplessa, la gente aspetta vanamente un ritorno sul palco, ma lo spettacolo è già finito. Sono le 23.15 e l’impressione che un’ora e mezzo di concerto sia troppo poco si palesa dagli sguardi. Un po’ di delusione fra gli 11 mila paganti rimane, resta però anche un grande spettacolo, forse troppo breve ma di sicuro impatto.

La cantante islandese con una freddezza, per la verità forse solo apparente, è riuscita a comunicare e ad emozionare il pubblico come pochi riescono e a fare usando il suo linguaggio preferito, la sua musica ovviamente. E anche in una giornata non troppo ispirata, il viaggio che Bjork ci ha proposto è stato intrigante, coinvolgente, indimenticabile. Peccato che la storia abbia avuto un finale forse troppo brusco, nessuno in fondo se l’è presa più di tanto, anche i sogni finiscono così.

SCALETTA
01 Pagan Poetry
02 5 Years
03 Hunter
04 Desired Constellation
05 All Is Full Of Love
06 Jòga
07 Generous Palmstroke
08 Nameless
09 An Echo, A Stain
10 Aftur efur þú verið að daðra (You’ve Been Flirting Again)
11 Isobel
12 Hairloom
13 Nature is Ancient
14 Hyperballad
15 It’s In Our Hands
16 Pluto

encore
17 Bachelorette
18 Human Behaviour