Manu Chao, imprevedibile come un galiziano sulle scale. L’intervista

“Chi sono? Sono un artigiano delle emozioni”. Parole e musica di Manu Chao, artista legato a doppio filo all’Italia (ed a Genova in particolare) che all’inizio di ottobre ha presentato ufficialmente il suo primo disco registrato live.

Accompagnato dal promoter-amico Totò Miggiano, il “clandestino” non si è tirato indietro, nel corso del suo soggiorno italiano, di fronte alle domande dei cronisti.

Finalmente in Italia, Manu qual è il tuo rapporto col nostro Paese e con Genova in particolare?
“Genova mi piace. Sono solo tre le città capaci di darmi emozioni speciali: Barcellona, Marsiglia ed appunto Genova, dove mi piacerebbe organizzare qualcosa nel 2004, qualcosa che coinvolgesse anche artisti genovesi. Insomma, mi piacerebbe mettere in scena uno spettacolo all’ombra della Lanterna proprio nel periodo in cui Genova sarà capitale europea della cultura”.

Un semplice progetto oppure c’è già qualcosa di concreto?
“Assieme a Totò (Miggiano, nda) e ad altri amici stiamo valutando in questo momento la possibilità di trasformare questa nostra idea in qualcosa di tangibile. Comunque, il tutto è ancora in fase embrionale”.

Parliamo un po’ della società d’oggi: che idea hai della generazione attuale?
“Quella che sta venendo su è una ‘generazione mutante’. Io vivo a Barcellona e lì ci sono ragazzini di 14, 15, 16 anni che stanno crescendo con in testa idee fasciste. Purtroppo ovunque sono andato ho potuto verificare che molti giovani stanno crescendo senza educazione, stanno davanti alla televisione e si fanno condizionare da un oggetto che non ha etica, che non rispetta nessuno e che di conseguenza spinge i ragazzi allo stesso comportamento”.

Soluzioni possibili?
“E’ urgente recuperare questa generazione dandogli la speranza e la certezza, ad esempio, di un lavoro”.

Torniamo a parlare di musica: l’album live che hai appena pubblicato è l’ultimo lavoro per la Virgin. Adesso?
“Con la Virgin ho chiuso: il disco live uscito pochi giorni fa è stato l’ultimo lavoro con l’etichetta. Il mio futuro? Non lo so, non so cosa farò. Di certo non firmerò di nuovo con la Virgin, con una multinazionale che ha licenziato negli ultimi anni il 20% dei miei amici. Forse in futuro distribuirò la mia musica su Internet, vedremo: io materiale ne ho, resta da capire il modo migliore per distribuirlo senza compromessi”.

Nel corso della tua permanenza italiana hai trovato il tempo per visitare piazza Alimonda, la piazza dove perse la vita Carlo Giuliano durante il G8?
“Sì, ci sono andato a piedi. Ho provato grosse emozioni. Ho molto rispetto per quello che è avvenuto e per la famiglia di Carlo. Ho incontrato anche il papà e mi ha detto una bella frase: non possiamo obbligarli a dire la verità sul G8, ma possiamo costringerli a mentire più spudoratamente”.

Manu, tu sei imprevedibile, sfuggevole, è difficile a volte capire che direzione sta prendendo la tua arte. Che progetti hai per il futuro?
“Cosa farò oggi o domani? Non lo so. Nelle mie vene c’è sangue galiziano ed in Spagna dicono che quando vedi un galiziano sulle scale, sai per certo una cosa: non saprai mai se sta scendendo, oppure se sta salendo…”.