MICROPHONES, The Glow Pt. 2 (K Records, 2001)

La grandezza della scena indipendente americana sta proprio in dischi come quest’ultimo dei Microphones, che magari fatichi anche a trovare qua da noi e che per questo finiscono con l’esserti ancora più cari. Qui ad esempio Phil Elvrum, l’uomo che si nasconde dietro ai Microphones nonché membro degli Old Time Relijun, lascia libero spazio alla propria fantasia e tra canzoni e veri e propri schizzi di follia musicale, costruisce un’opera di oltre un’ora di durata senza mai tradire la minima pretenziosità. Tutt’altro. Quello che colpisce è invece proprio la quantità traboccante di idee e di suoni e la freschezza con cui tutto questo arriva.

Certo, “Glow Pt. 2” contiene della musica ben strana. E’ pieno di piccoli trucchi di produzione, di rumori filtrati, di schegge strumentali costruite con qualche arpeggio di chitarra acustica appena accennato e un tappeto di rumori di fondo. Ma si direbbe che questi siano diversivi, perché quello a cui poi resti legato sono le canzoni vere e proprie. Piccole gemme di cantautorato in bassa fedeltà, tra Will Oldham e gli Sparklehorse, spoglie eppure piene di lirismo. Lo è “I Want Wind to Blow”, che apre il disco con la sua atmosfera rilassata e i suoi intrecci di chitarra acustica e basso, e poi “Headless Horseman” e la dolce nenia pianistica “My Roots Are Strong and Deep”.

Quando invece affiora l’elettricità ci si muove vicino allo spettro dei Dinosaur Jr., come in “I Am Bored” o nell’attacco di “The Glow Pt.2”, che poi approda a una serena quiete acustica. Altrove giungono momenti più bui, la tetra “The Mansion” e sopratutto “Map” costruita sulle note severe di un organo, in cui affiorano di nuovo rumori filtrati e bizzarri rumori di sottofondo. Ma “The Glow Pt. 2” è anche ricco di spiazzanti melodie pop, magari ben nascoste sotto una coltre di rumore ma pur sempre splendide melodie pop. Si prenda come esempio “The Moon”, in cui il suono saturo di un organo e la ritmica sostenuta sembrano quasi voler celare la bellezza scintillante della musica, peraltro impreziosita dall’intervento dei fiati. E si finisca tutto ascoltando la deliziosa armonia acustica intitolata “I felt your shape”, un piccolo gioiello di dolcezza che finisce con l’incantare.

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