IGGY POP, Beat ‘Em Up (EMD/Virgin, 2001)

Dopo due anni di silenzio, il Re Iguana torna a farsi vivo con “Beat ‘Em Up”, un album decisamente energico e sorprendentemente “moderno”. Abbandonate le atmosfere introspettive di “Avenue B”, Iggy Pop urla la sua voglia di fare rock ‘n’ roll con queste quindici canzoni in bilico tra “nu metal” e rock anni ’70, riff poderosi e lenti strascicati, nostalgia del passato e voglia di futuro.
Le canzoni sono dirette, immediate, veloci, si bruciano una dopo l’altra come una striscia di benzina; i testi sono scarni, perlopiù ridotti a semplici slogan che Iggy Pop ripete fino alla noia. Ciò è riscontrabile già nel primo brano, “Mask”, dove il ritmo martellante si sposa felicemente con il testo ai limiti dell’infantilismo, in cui Mr. Osterberg dichiara: “Tutti noi indossiamo una maschera!”.
Nei pezzi che seguono, Iggy Pop sacrifica parzialmente la sua primordiale anima punk, per immolarsi sull’altare della moda e dei trend attuali. I brani infatti sono un autentico concentrato del “nu metal” più attuale che piace tanto ai ragazzini ma che può far storcere il naso ai vecchi fan. Succede così in “L.O.S.T.”, in cui Iggy Pop si diverte a fare la voce grossa, accompagnato da un riff-macigno degno dei Pantera migliori, o nella stessa “title-track”, felice commistione di “power chords” e strofe rappate.
Ma il disco riserva anche diversi episodi in cui Iggy Pop mette in luce ciò che sa fare meglio: rock ‘n’ roll. “Jerk”, “Weasels”, “Ugliness”, “V.I.P.”: sono brani essenziali, incisivi, basati su scarni riff di chitarra, in cui Iggy Pop ripropone quella dimensione “garage” che gli è più congeniale. Anche la band in queste canzoni riesce a supportare al meglio il Re Iguana. Le chitarre di Whitey Kirst e Pete Marshall, che con il loro suono “giovane” creano in certi episodi alcune situazioni imbarazzanti (come in “Drink New Blood”, in cui Iggy Pop si trova a doppiare con la voce un riff “new-progressive” alla Stratovarius), qui riescono a trovare sfumature “vintage” decisamente più consone. Infine, più che apprezzabili “Talking Snake” e “Savior”, i due lenti del disco.
Nonostante le sonorità moderne e la moderata voglia di rinnovamento che si respira, è difficile parlare di “Beat ‘Em Up” come di un disco proiettato verso il futuro. Iggy Pop può essere considerato pacificamente come il padre del punk e il nonno del grunge, e questo sicuramente rimane il suo merito più grande, al di là di delle produzioni più recenti. Dalla sua gli rimane l’incredibile carica di energia che riesce ad esprimere dal vivo. E qui aspettiamo Iggy Pop, con o senza nuovi album.

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