DAVE NAVARRO, Trust No One (EMD/Capitol, 2001)

Dopo aver conosciuto il successo, quello autentico e danaroso, in compagnia dei Red Hot Chili Peppers, Dave Navarro torna ad atmosfere più ricercate e sperimentali, probabilmente provenienti da quel passato ormai remoto con i Jane’s Addiction.

“Trust No One” si impone subito come disco non certamente nato per esigenze commerciali o per sfruttare un nome che altrimenti rischierebbe di sprofondare nello Stige del rock. “Trust No One” è anche il disco di un chitarrista, che comunque non pone al centro del discorso musicale il proprio strumento; maggior attenzione è concentrata sulle parti vocali, in cui Navarro si rivela un eccellente cantante. Questa scelta è perfettamente coerente con l’idea dell’intero disco, che alla fine dei conti risulta una collezione di buone canzoni, e non il semplice riversamento di un cassetto di mezze idee ed esperimenti inconcludenti. Queste riflessioni nascono dall’inevitabile confronto con il recente lavoro di John Frusciante, “To Record Only Water For Ten Days”, disco decisamente autoindulgente. Navarro non si addormenta sugli allori e sforna un lavoro inteso a conquistare vecchi e nuovi fan.

Il disco apre con “Rexall”, energica ballata rock dal sound molto americano in cui però non mancano sussulti sonori in pieno stile Jane’s Addiction. Navarro non è mai stato un chitarrista eccessivamente tecnico, e canzoni come questa mostrano chiaramente quanto la ricerca sonora e le buone doti compositive siano i punti di forza di questo musicista.

Il disco è caratterizzato da brani molto potenti, decisamente lontani dal periodo Peppers, ma allo stesso tempo lontani anche nel tempo, immersi come sono in quel sound primi anni ’90 che ha aperto la strada al grunge e ha fatto la fortuna di Perry Farrell e soci. Canzoni come “Sunny Day”, “Not For Nothing” e soprattutto “Avoiding The Angel” (uno dei brani più riusciti del disco) sono brani ricchi di riff acidi e pesanti, su cui si staglia sicura e decisa la voce di Navarro.
Ma in “Trust No One” trovano molto spazio anche ballate morbide ma assolutamente mai banali. I brani non si muovono lungo vere e proprie progressioni armoniche, ma si arrotolano su se stessi in un ipnotico gioco di rivolti. “Mourning Son” è uno di questi. La chitarra acustica di Navarro è secca e piena allo stesso tempo, senza troppe concessioni a facili atmosfere romantiche. Chiude il disco “Slow Motion Sickness”, forse il pezzo più interessante, in cui l’acustica si lancia in intriganti progressioni dissonanti, per fare poi da tappeto a lancinanti note elettriche.

Questo “Trust No One” ci permette di riscoprire un musicista forse non sufficientemente apprezzato nel contesto Red Hot Chili Peppers, ma che oggi si impone come un soggetto interessante, ben oltre il suo ruolo di chitarrista.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *