DIVINE COMEDY, A Secret History – The Best Of The Divine Comedy (Setanta Records, 1999)

Per chi vuole avvicinarsi per la prima volta ad una “storia segreta” ed eccitante come quella di Neil Hannon e della sua Divina creatura, questa potrebbe essere un’ottima occasione. Pur con tutti i limiti soggettivi di qualsiasi antologia, possiamo dire che le varie fasi della Commedia vengono toccate con alcuni pezzi molto rappresentativi.

La stagione alla Setanta del compositore di Londonderry volge verso il suo termine, ed il contratto si chiude con questo riepilogo per i posteri, testimonianza di un periodo eccezionalmente pieno di consensi critici e di una lenta ma costante crescita di attenzione da parte del Pubblico Pagante.

Ed è proprio la canzone più fortunata commercialmente ad aprire “A secret history…”, la straordinaria parabola dinamica di “National Express”, estratta dall’ultimo lavoro solista, “Fin de siècle”, dal quale ci risentiamo anche “Generation sex” e la pomposa “The certainty of chance”. L’album meglio rappresentato è “Casanova”, con quattro pezzi, mentre “A short album about love” detiene il primato di migliore media tra tracce selezionate (2) e tracce presenti nello stesso (7).

Statistiche a parte, è interessante la presenza nella compilation di due inediti assoluti, le ultime cose registrate per la Setanta da Hannon, di un grandioso tributo house-progressive-vaudeville (!) al mitico Sir Noel Coward (scrittore/compositore/cantante dalla satira e dai dialoghi brillanti, un vero idolo per Neil che qui stravolge la classica “I’ve been to a marvellous party”), e dal rifacimento molto ben riuscito ed edito come singolo della vecchia “The pop singer’s fear of the pollen count”, presente in “Liberation”. I due inediti sono “Gin soaked boy” (un esercizio di easy listening style discretamente riuscito) e “Too young to die”, canzone di per sé non fra le migliori dell’artista, ma dal testo rivelatore del cambiamento in atto: fra le frasi troviamo un “…goodbye to my suit and my tie…” che stringe un po’ il cuore, ed una finale dichiarazione d’intenti: “…maybe it’s time for a change”.

Dietro l’impassibile dandy c’era dunque un uomo ed una personalità capace di mettersi in gioco. Dietro il suo Genio, non lo sappiamo ancora, e forse non lo sapremo mai, né noi, né lui.

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