VAN DER GRAAF GENERATOR, The Aerosol Grey Machine (Fie! Records, 1969)

Il generatore di Van der Graaf si attiva insospettabilmente…generando suoni, musica ed anche un apparecchio per l’aerosol! La mente fertile di Peter Hammill era già da tempo attiva nello scovare stranezze e questo debutto ha indubbiamente un grande fascino nell’evocare scenari da fiction o da progresso avanzato. Questo è ciò che emana dalla copertina. L’ascolto rivela un sound aggrovigliato su sé stesso, abbastanza particolare ed originale da poter essere definito prog o modern, non del tutto convincente sul piano dei contenuti. In effetti “The aerosol…” non è mai stato considerato come un album completamente VdGG. Esso viene registrato in una fase di cambiamento di line-up, con i vecchi membri sostituiti piano piano da Banton, Evans etc. Hammill è come al solito inquieto, sta cercando di dare una fisionomia a questa creatura proveniente dalla sua notevole ispirazione, quindi si guarda in giro per trovare i giusti interpreti. Il disco potrebbe essere un debut solo del leader, anticipando di due anni il bizzarro e lunatico (in senso buono) “Fool’s mate”. Così ci si trova di fronte ad una creazione incompleta, un’opera “settimina” che avrebbe bisogno di un’incubatrice (leggi gruppo affiatato). Le meraviglie di “The least we can do is wave to each other” sono lontane, o appunto, da incubare. Accontentiamoci della voce già originalissima di Peter e della prima grande composizione marcata VdGG: “Afterwards”, ballata splendida ed anticipatrice di prossime atmosfere languido-sepolcrali che saranno uno dei marchi di fabbrica di questo eccezionale e per certi versi sottovalutato complesso.

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