SADE, Lovers Rock (Epic, 2000)

E’ tornata! Abbiamo aspettato la bellezza di otto anni, ma alla fine questa sensualissima anglo nigeriana dalla voce calda e avvolgente ha rotto il suo silenzio. Lo ha fatto con un lavoro che non si discosta molto dalle atmosfere che l’hanno resa celebre durante gli anni ’80, e anche se i tempi di “Your Love Is King” e “Smooth Operator” difficilmente si ripeteranno, “Lovers Rock” conserva la stessa semplicità e accuratezza. La novità, la particolarità, è il velo di malinconia e di tristezza su ciascun brano. Sade sembra voler spiegarci i motivi di un’assenza tanto lunga, dovuta alla separazione dal marito e alla nascita della figlia. In tutto 11 canzoni e 44 minuti tutti da ascoltare.

Si parte con il singolo “By Your Side”. La voce non è cambiata e l’eccellente accompagnamento ne esalta il timbro leggero e conturbante. Il brano, tristissimo, parla di una frattura insanabile, del difficile distacco da chi si ama, della fatica dell’abbandono.
In “Flow” una chitarra acustica dolcissima lavora su un letto di percussioni, per parlarci degli affetti più cari che tornano a farsi sentire, come il fiume che sfocia nel mare.
E siamo alla più bella dell’album. “King Of Sorrow”, un’eccezione dal taglio vivace e dalla melodia incisiva. La chitarra questa volta è sostenuta dal basso più presente, e il ritmo fa del “Re del Dolore” una canzone luminosa. Ma non si scappa. Alla fine anche questa partecipa alla tristezza che pervade un po’ tutto questo “Lovers Rock”.
Ancora malinconia per “Somebody Already Broke My Heart”. Particolare la musica, che Stuart Matthewman arricchisce di un pizzico di elettronica. “Slave song” d’altra parte è costruita esclusivamente da percussioni, elettroniche e non. Il risultato è un brano “afro”, con la voce di Sade messa in risalto dal leggero coro di sottofondo.
“Every Word” comincia a chiudere il disco. La base registrata si scontra con una chitarra talmente vera che si sentono scorrere le dita di Matthewman sulla tastiera. Poi, i tempi sincopati di “Lovers Rock” scanditi dalle congas, e “It’s Only Love That Gets You Throught” accompagnata dal solo pianoforte, che magnifica le doti canore di una splendida Sade. L’ultimo brano invece mi ha lasciato interdetto. “It’s Only Love That Gets You Through” anziché sfumare lentamente come ci si aspetta viene praticamente troncato. Non ho capito il motivo di questa unica pecca nella cura altrimenti puntuale del disco.

Riassumendo, quest’ultima fatica di Sade è segnata dalla malinconia e dalla riflessione. Persino dal dolore. I brani sono adatti ad una serata intima, per godere la cura e la profondità di questo grande ritorno. Alla fine vale proprio la pena acquistarlo e inserirlo nella nostra collezione.

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