MILTON NASCIMIENTO, Angelus (Warner Bros., 1994)

Un modo nuovo di portare le sonorità sudamericane in giro per il mondo, quello di Milton Nascimiento: dopo anni in cui i “ritmi latini” hanno imperversato ovunque, e molto spesso nella loro veste peggiore, ecco un musicista che ha saputo mettere in musica il sentimento del Brasile, avvicinandolo ad altre culture senza perderne i tratti originali. Le contaminazioni ci sono, soprattutto con la musica jazz, e la lista di guest stars presenti all’incisione di “Angelus” lo dimostra: Pat Metheny, Herbie Hancock e Wayne Shorter sono solo alcuni nomi, accanto a Peter Gabriel e ai migliori musicisti brasiliani e sudamericani. Tuttavia, la musica di Milton Nascimiento dà l’impressione di esprimere sinceramente e senza maschere la vera anima sudamericana, che non è solo ritmi travolgenti e solari, ma anche malinconia e struggimento. Il risultato sono brani multiformi, in grado di armonizzare esperienze e culture diverse grazie ad un sentire comune. In “Novena”, ad esempio, gli assolo virtuosistici di Hancock e Pat Metheny si fondono con la voce di Milton Nascimiento, che modula un canto malinconico, mentre “Hello goodbye” è una cover – se così si può dire – del celebre brano dei Beatles, una sorta di omaggio ad un gruppo che ha segnato profondamente il fare musica. E’ difficile trovare una categoria per la musica di Nascimiento, ricondurla ad un genere o a un percorso univoco: lui stesso, in una recente intervista, ha sottolineato come la sua esperienza varia ed eterogenea lo abbia spinto verso generi musicali spesso molto diversi (il jazz, il tango, la bossa nova, la musica classica), e come questo abbia impresso alle sue creazioni quella singolare impronta che nasce dalla fusione di sonorità diverse..

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