ST GERMAIN, Tourist (Blue Note, 2000)

Incuriosisce già dalla copertina, in bilico tra passato e futuro, questo sospirato lavoro di Ludovic Navarre, alias St Germain. Se poi diamo un’occhiata alla casa discografica potrebbe succedere che il lettore cd si apra da solo…
“Tourist” è un fenomenale impasto (o mélange, à la français) di suoni e tematiche che riconducono ora alla techno ed il jazz, ora al blues e l’ambient, ora alla cocktail music ed il dub. Di sicuro i cinque lunghi anni trascorsi dal precedente e carico di gloria “Boulevard” non hanno imbolsito il nostro “Ludo”. Se quell’album era molto più computerizzato da questo geniale non musicista, “Tourist” è la voglia e l’incontro di andare oltre schemi prefissati e preconcetti, lasciando fluire il suono da qualunque fonte esso provenga. Già da qualche anno “attrezzatosi” di musicisti al seguito, Navarre scrive, produce e dirige un grande capitolo di musica moderna, dove tutti gli influssi sono capitalizzati per ottenere qualcosa di sempre nuovo ed eccitante, progressivo (nel senso di progresso). E’ vero che in alcuni momenti, specialmente in “Land of…”, le radici US3 si fanno sentire, ma d’altra parte bisogna pur partire da qualche parte. Il legame con la mitica Blue Note promette faville e la meravigliosa leggerezza di “Montego bay spleen”, legata ad aspetti sonori più ritmici e sincopati (“Rose rouge” e “So flute”, insospettabilmente Jethro Tull!), non è altro che l’inizio di futuri fuochi d’artificio.

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