BEST COAST, “Crazy For You” (Mexican Summer, 2010)

I Best Coast hanno superato la prova. Senza troppi proclami che lo lanciassero come album dell’estate prima del tempo, “Crazy For You” si è rivelata una delle migliori colonne sonore della stagione. Poco importa che “When I’m With You” e altri brani girassero da mesi nei circuiti d’oltreoceano. Presto assurti, come la suddetta irresistibile ballad, a degni tormentoni underground della scena indie statunitense. E poco importa che Beth Cosentino e Bobb Bruno abbiano il nome di due co-protagonisti italo-americane di chissà quale gangster movie anni 70. E che lei, già membra della band garage-psichedelica dei Pocahaunted, sia così stralunata da far credere che i testi siano stati scritti a quattro mani da una una scimmia alcolista e da una tredicenne che ha appena scoperto i benefici dell’erba. O che lui, polistrumentista, abbia l’aria del defender metallaro mezzo asiatico appassionato di videogame e Judas Priest. E che l’improbabile quadretto sia completato dalla proverbiale racchia da college, Ali Koehler ex-batterista picchiaduro delle lanciatissime Vivian Girls. Questa combo di apparenti casi umani e il loro approccio da neo-esistenzialismo slacker d’accatto ha fatto di “Crazy For You” un piccolo miracolo. Dodici tracce, tredici se si include la bonus track di lusso, “When I’m With You”, in poco di più di mezzora. Un inno alla leggerezza a metà strada di chitarre stridenti a bassa fedeltà figlie del garage-pop anni ’80 e linee vocali zuccherose da primi Sixties. A partire da quella copertina così banalmente californiana. Palme-Mare-Tramonto con l’adolescenziale trovata di incollare una foto di Snacks, gatto della Cosentino. I Best Coast fanno spegnere il cervello. E le ficcanti melodie trasognate da nipotina di Nancy Sinatra si incastrano alla perfezione nei ruvidi chitarristi di Bruno. Si sente l’eredità dei Vaselines, in parte dei Jesus & Mary Chain (“I Want To). Senza ostentare troppo rumorismo come nei precedenti progetti dei due Best Coast. I testi da bimbaminkia (non solo l’abuso del pronome personale “I” quanto l’ossessivo ricorso alla rima lazy/crazy) fortunatamente non offuscano l’efficace songwriting pop nella titletrack, come in “Boyfriend”. Riecheggia quell’aria svampita e al contempo agrodolce da The Crystals in brani di cui basterebbe leggere il titolo per avere un’idea. “Summer Mood” e “Honey”. “Bratty Bee” e “Each & Everyday, istantanei omaggi hipster in un ponte intergenerazionale da The Shangri-Las passando per The Go-Go’s fino ai Black Tambourine. Atmosfere da bagnasciuga che le chitarre accolgono in quelle sonorità neo-psichedeliche che con epicentro Brooklyn hanno infestato gli States fino a raggiungere l’altra costa. Quella occidentale di Girls et similia. Seguendo del resto la stessa traiettoria di fuga a Brooklyn con ritorno in California dei due fondatori dei Best Coast. Monotona e autoreferenziale a livelli quasi terminali, Beth avrà pure del talento. E le ballad più sommesse , “The End” e “Our Deal”, lo mettono bene in luce. “Happy” e “Goodbye” trasudano post-punk, la Glasgow dei Pastels quanto le acidità dei Pixies. Ma il tutto riporta sempre a Los Angeles nei toni scanzonati e superficiali della ventitreenne vocalist. L’istantanea nebulosa di “When The Sun Don’t Shine” fa sognare a occhi aperti la California meno bagnata dal sole.
Inutile pretendere troppo o snobbare insomma. Stiamo pur sempre parlando di una tipa che ha come massimo riferimento filosofico i boyfriend e il sole tanto da aver abbandonato Brooklyn per il freddo, che definisce come massima fonte d’aspirazione i suoi gatti, ha fatto creare un profilo twitter sul famigerato Snacks per tenersi aggiornata sulle sue sorti durante il tour e ha scartato dall’LP d’esordio “The Sun Was High (So Was I)”, piccola perla surf-shoegaze, perché non apprezzata dal gatto stesso. Che una mente così binaria abbia partorito, insieme a un chitarrista che tira fuori dei suoni degni maestri del genere di due decenni fa, uno degli album più freschi degli ultimi tempi è l’ennesimo miracolo americano.
Che poi si sia rivelato l’album clou della prima estate della nuova decade, è probabilmente tutto merito del gatto Snacks.

(Piero Merola)

6 settembre 2010

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *