ELEPHANT STONE, “Back Into The Dream” (Fuzz Club, 2024)

Attraverso un odissea artistica durata quattordici anni gli Elephant Stone da Montreal hanno elaborato una ricetta musicale sofisticata e fascinosa che ha le sue radici nella psichedelia anni 60, implementata da elementi orientali, spacey, jazz e pop. Guida la formazione Rishi Dhir: bassista e maestro di sitar (un figlioccio ideale di Ravi Shankar), che nella sua carriera ha collaborato con Beck, The Brian Jonestown Massacre, The Black Angels. “Back Into The Dream”, il loro sesto disco, esce per la Fuzz Club e almeno nell’opener “Lost In A Dream” sembra rispondere all’ultima patinata versione di Kevin Parker con un pezzo che sembra tratto da “Innerspeaker”, mentre nel resto del lavoro le sonorità portano più indietro nel tempo, dal Tom Petty più heartland e appassionato in “Going Underground” ai Beatles in modalità Sgt. Pepper nella dolcissima “Another Year Gone”, varcando la sottile frontiera tra corporeo e trascendentale.

Altrove nei sette e rotti minuti di “The Imajinary, Nameless Everybody in the World” la matrice indiana si lascia contaminare da sax, chitarre heavy e un tiro motorik da viaggio ultraterreno; decisamente catchy e radiofonica “The Spark”, un invito alla scoperta di sè stessi e manifesto dell’intero lavoro. “Even when I’m in conversation, I frequently find my mind wandering to distant places,” ammette Rishi, principale songwriter. “It’s my own form of escapism, a manifestation of feeling somewhat unmoored in life—emotions that reverberate throughout our latest compositions.”

Se “History Repeating” fonde Real Estate e tardi Beach Boys in puro zucchero, “Godstar” è atmosferica, quasi un indulgente esercizio di stile; al contrario è davvero magnifica “On Our Own” nello spiegare l’enigma dei sogni e della vita con un brano degno dei CSNY, o dei Teenage Fanclub di “Grand Prix”. “We’re perpetually oscillating between two realms, trying to comprehend each,” spiega ancora Rishi Dhir, una militanza anche negli High Dials. “If our music can serve as a bridge between these worlds, then we’ve accomplished our mission.”

“Back Into The Dream” non inventa niente di nuovo, tuttavia regala emozioni e grandi melodie oltre a soluzioni interessanti nel crossover tra generi. La band verrà in Italia nella prima metà di maggio: il 9 all’Arci Bellezza di Milano, il 10 al Covo Club di Bologna e l’11 all’Exfila di Firenze.

73/100

Photo Credit (Home): Laurine Haddock