LOVE TRAP, “Rosie” (Wild Honey Records, 2019)


Love Trap non è un inno d’amore alla Trap, vivaddio, ma il nuovo progetto di due garage/punk man italici alle prese con le loro più recondite passioni musicali. Marco Spigariol (Vermillion Sands, Krano) e il ben più noto Stefano Isaia (LAME e Movie Star Junkies) si sono chiusi per più di una settimana a Torino, al piano superiore di un centro massaggi cinese, con pochi strumenti a disposizione ma con la voglia di scrivere qualcosa che rappresentasse l’altra faccia della loro musica grezza e rumorosa. Improvvisazioni che sono via via diventate canzoni vere e proprie, pervase da quel senso di malinconia Reediana che raccontano con ciglio disincantato il vivere odierno. Ballate caracollanti al chiaro di luna, un pianoforte minimale insegue un mood che deve tanto al blues quanto al Nick Cave più pacifico e bucolico nonché innamorato del country. Una chitarra languida si accoda agli umori notturni e alcolici del duo che in appena 30 minuti e otto canzoni riesce a descrivere in modo poetico la faccia sognante di chi vive o vorrebbe vivere di musica. Il tutto guardando il mondo fuori (in tutti i sensi). Rallentato, a tratti scuro però delicato e trasognato, “
Rosie” è uno di quei dischi che nasce dall’urgenza; urgenza di dimostrare che spesso il rock ha le sue sfumature e che è possibile vivere nel rumore ed isolarsi per cercare la pace.

I brani migliori del lotto? Sicuramente la poesia di “On the corner”, il folk corale di “God Spoke to People by Name”, la Perfect Day italica “Another Day Another Sin”, il country stralunato di “Huckleberry Finn” e la narcolettica “When you Were 21”.

Notturno e magnetico come la notte che regala amore ma anche happy ending.

 

70/100

(Nicola Guerra)