U.S. GIRLS, “In a Poem Unlimited” (4AD, 2018)

Ne è passato di tempo da quella serata di fine giugno 2015 in cui U.S. Girls salì sul palco dell’Hana-Bi, serata in cui noi di Kalporz festeggiavamo pubblicamente i nostri 15 anni di vita. Meghan Remy apparve come una ragazza sveglia e molto autonoma, salì sul palco scalza con le sue basi e donò un live intenso ai non moltissimi – ahimé – spettatori di quella notte. “Half Free” (2015) – l’album che veicolava all’epoca – era giù su 4AD, ma in realtà questo “In a Poem Unlimited” è di un livello superiore.

Ci si ritrova l’eleganza di David Bowie (“Rage Of Plastics”), la voglia di ballare con Tony Manero come se fossimo ancora negli Anni Settanta (“M.A.H.”), i soffici battiti della prima house ’90 (“Rosebud”) e di un pop che potremmo definire trasversale, con una padronanza e capacità di amalgamare linguaggi diversi che è sorprendente. Probabilmente è merito della sua voce duttile e garbata al punto giusto, né sottile né enfatica, ma ancora più del suo spirito libero, quello che avevamo potuto ammirare quella sera sulla spiaggia di Marina di Ravenna. E’ una questione di equidistanza dalle cose, della capacità di saper raccontare ed essere né troppo distanti, e quindi “freddi”, né troppo coinvolti, e quindi non oggettivi.

“In a Poem Unlimited” si pone così un po’ come una lente d’ingrandimento di questi tempi con degli occhiali seventies, momento in cui tutto era concesso, quando cioè c’era ancora un sacco voglia (e possibilità) di sperimentazione senza la paura di risultare glam o kitsch. E, soprattutto, con un obiettivo dichiarato, quello del titolo, che potrebbe essere una vera e propria dichiarazione di intenti di una vita intera. Che bello infatti sarebbe vivere di poesia, senza sosta. Impossibile, irrealizzabile, ma giusto tenderci. E se sarà difficile che sia infinito, in questo momento U.S. Girls fluttua in uno stato di grazia che si espande e ci coinvolge, noi poveri ascoltatori che ricerchiamo la poesia sempre e comunque.

(Paolo Bardelli)

82/100