BITCHIN BAJAS, “Bajas Fresh” (Drag City, 2017)

Dopo le collaborazioni fortunate con Bonnie ‘Prince Billy’ (‘Epic Jammers and Fortunate Little Ditties’) e con Oliva Wyatt (‘Sailing a Sinking Sea’) i Bitchin Bajas (Cooper Crane, Daniel Quinlivan, Rob Frye) ritornano con un nuovo corposo doppio LP pubblicato lo scorso 17 novembre su Drag City. Il disco si intitola ‘Bajas Fresh’ e contiene sette tracce che coprono una durata superiore a ottanta minuti di musica space ambient e che guarda allo stesso tempo sia alle composizioni minimaliste di Terry Riley che alle esperienze più ossessive e solo strumentali del movimento kraut-rock con particolare riferimento ai Kraftwer per l’utilizzo di una certa componente elettronica (‘Jammu’, Circles On Circles’).

I Bitchin Bajas aprono questa volta a una diversa e più ampia gamma di strumentazione e partecipazioni eccellenti come il chitarrista Makasi Batoh. Si alternano così momenti diversi come le già menzionate ‘Jammu’ e ‘Circles on Circles’, composizioni elettroniche ossessive che guardano alla sperimentazione nel campo della musica elettronica; la cover di ‘Angels And Demons At Play’ di Sun Ra, che si dipana dal ritmo originale in una specie di caldo tropicalismo e dimensioni meditative. Una tipologia di forma ripetuta in ‘Yonaguni’ e ‘Chokayo’ con l’uso di flauti e archi in slow-motion con atmosfere che ricordano certe composizioni del pianista Ryuichi Sakamoto e nel jazz notturno suonato sotto la superficie delle acque di ‘Begoing’.

In un disco che esprime mutevolezza e riverberi nelle onde sonore combinate a un certo dinamismo flettuoso nelle composizioni, non fa probabilimente eccezione neppure la traccia più lunga, la session ambient minimalista di ‘2303’ che dura oltre venti minuti e in cui non mancano certe sfumature drone.

È stato lo stesso Cooper Crane del resto ha dichiarato che le il loro processo compositivo mira principalmente a trovare un buon loop in grado di costituire qualche cosa di sostenuto nel tempo e di continuare a svilupparlo di conseguenza in maniera ossessiva creando composizioni cicliche. La durata superiore di ognuna di queste rispetto alla media è consequenziale ma del resto solo indicativa perché ognuna di queste potrebbe assumere i contorni dell’infinito.

Emiliano D’Aniello

78/100