L’ALBERO, “Oltre Quello Che C’è” (Technicolor Dischi/A Buzz Supreme, 2016)

cover-albero-album-sito L’Albero è l’indovinato moniker dietro cui si cela uno dei frontman più alti della storia della musica, ovvero il cantante e chitarrista fiorentino Andrea Mastropietro, mente degli ottimi Vickers. “Oltre Quello Che C’è” è il suo esordio, un disco fascinoso ma molto godibile: autoprodotto e suonato quasi interamente da solo (with a little help ai synth di Francesco Taddei, alla batteria di Marco Biagiotti e alla voce della compagna Elettra Sereni), restituisce alla tradizione cantautoriale italiana un’aura di internazionalità.
Pop, Psych-rock e folk acustico collidono nei nove brani, tanto quanto le sonorità innovative di Area e Franco Battiato degli anni settanta.

Tutto è sognante, romantico e melodicamente ineccepibile nell’universo de L’Albero, ma il sapore è di qualcosa che suona classico, a volte barocco come in “Giallo Di Foglie” – in realtà venata anche di Syd Barrett. Laddove nei due pezzi a inizio album i riferimenti al gruppo madre e agli ultimi Tame Impala sono evidenti, nel prosieguo notiamo e assaporiamo piuttosto gli omaggi a Battisti nel singolo “Esci Fuori” e ai Beatles in “Fragole Rosse”. Come concept mi ha inoltre fatto venire alla mente un grande disco, misconosciuto forse, che è “Moss Elixir” di Robyn Hitchcock. Batta un colpo Mister Mastropietro se non ci ho preso.

Sono però “Niente Più” e “Oltre La Maschera” ad identificare al meglio un lavoro riuscito. Una chitarra acustica, una vocalità quasi sussurrata, testi semplici in cui si cerca pace e uno spazio nel mondo. Gli arrangiamenti pieni di raffinatezza il nonplusultra per cui il disco cresce ad ogni ascolto. Registrato tra il Savonarola69 Studio e la casa dell’Albero; Artwork, magnifico, di Legno.

75/100

(Matteo Maioli)