[#tbt] “Tutto quel tempo, senza una parola”: ricordo dei Badfinger

badfinger

Le serie tv americane curano in maniera maniacale le colonne sonore dei vari episodi, non lasciano nulla al caso. Addirittura, nel 2013, nella puntata finale di Breaking Bad è successo un colpo di scena, di quelli che non pensi mai possano avvenire: l’utilizzo di “Baby Blue”, canzone dei Badfinger, uscita come singolo nel 1972. Non esattamente qualche anno fa. Una scelta, quindi, molto ricercata, da intenditori. Tanto di cappello. Ovviamente, manco a dirlo, gli streaming del pezzo su Spotify sono aumentati considerevolmente. E non a caso, il brano è forse uno dei più belli – anche se è difficile scegliere – del gruppo power pop gallese, incluso nel disco migliore della band, “Straight Up” (1971), prodotto da Todd Rundgren e George Harrison (che suona pure la slide guitar in una traccia dell’album, “Day after day”). La presenza dell’ex Beatles non è però casuale, il legame con il gruppo di Liverpool è di lungo corso: inizia nel 1968, quando gli Iveys (ovvero i futuri Badfinger) partecipano ad un’audizione della Apple Records, riuscendo ad ottenere un contratto discografico e pubblicare per l’etichetta dei Fab Four un singolo ed un LP omonimi. Il rapporto continua poi negli anni, nel 1969 Paul McCartney scrive un brano per la band, “Come and get it” e contribuisce alla produzione di alcuni brani del debutto del gruppo, “Magic Christian Music” (1970). E i Badfinger suonano in “All Things Must Pass” (1970), disco di George Harrison. D’altronde è lo stesso nome della band a sottolineare questo percorso incrociato: “Badfinger” è un riferimento a “Bad Finger Boogie”, titolo provvisorio di “With a little help from my friends”, canzone dei Beatles. Non bisogna però considerare Pete Ham (chitarra,voce), Tom Evans (chitarra, basso e voce), Joey Molland (chitarra e voce) come semplici emuli di McCartney & Co. Sarebbe un errore. Una semplificazione bella e buona, anche perché i Badfinger sono a tutti gli effetti ottimi songwriter, capaci di scrivere ballate e pezzi più ritmati, rock. Certo, è forte il gusto per il pop, le belle melodie. Non potrebbe essere altrimenti. Tra i dischi da ricordare, oltre “Straight up”, anche “No Dice” (1970) e “Wish You Were Here” (1974), l’ultimo con Ham in formazione, prima del suo suicidio nel 1975, al quale segue nel 1983 (il 19 novembre) quello di Evans. Una storia tragica quella dei Badfinger, di una bellezza che va in frantumi.


“Guess I got what I deserve
Kept you waiting there, too long my love
All that time, without a word
Didn’t know you’d think, that I’d forget, or I’d regret”

(Monica Mazzoli)