SUPERCHUNK, “I Hate Music” (Merge Records, 2013)

480_superchunk_mini_900pxSono solo canzonette, affermerebbe qualcuno, ma hanno la velocità di una saetta, la melodia appiccicosa che esiste solo nella testa degli adolescenti e le chitarre che feriscono senza far sanguinare le orecchie. Sono passati due anni e il miracolo di “Majesty Shredding” non si ripete per un soffio; sarà che l’attesa di nove anni non è paragonabile a quella di due, sarà che ultimamente il revival dei novanta spesso puzza di vecchio ma con i Superchunk il tempo si è davvero fermato. Poco importa, quindi, se “I Hate Music” non è un capolavoro; quello che conta è che questi splendidi “quasi” cinquantenni” non solo non si sono stancati di fare quello che meglio gli riesce, ma sono rimasti ancorati ad un idea di canzone romantica che rimarrà nel cuore della gente anche per poche ore.

“Overflows” posta in apertura dimostra proprio questo: acustica, il cuore che si stringe, le chitarre che esplodono, il cuore che le segue, il coro che si apre e via di “oh oh oh oh”. Non potresti chiedere di meglio alla musica rock. Durerà anche una stagione, ma quante volte la ascolterai? Io a venti ancora non mi son stancato.

Poi c’è il resto, un po’ maniera, un po’ di riff tirati, il rifiatare, qualche gancio che mette nuovamente ko come le radiofoniche “Me & You & Jackie Mittoo” e “FOH” e quel modo di “raccontare” le emozioni in solo tre minuti tre.

Leggeri nuovamente come libellule, i Superchunk sono davvero un gruppo indipendente. Perché qualcuno gli avrà anche proposto di guardare fuori dai confini per trarne dei profitti, ma non ha mai pensato che il miglior guadagno è la gioia di essere se stessi.

65/100

(Nicola Guerra)

25 settembre 2013